SANDRA NISTRI
Cronaca

L'addio a Gemma, folla per salutare una donna simbolo della lotta al cancro

Grande folla ai funerali della quarantenne che ha commosso la città

Il funerale di Gemma Benelli (foto Germogli)

Sesto Fiorentino, 3 maggio 2019 - Grande folla per «Gemma la guerriera». Troppo piccola la chiesa di Santa Maria e San Bartolomeo a Padule per accogliere il fiume di gente accorso ieri pomeriggio per l’ultimo saluto a Gemma Benelli che, due giorni fa, ha concluso la sua lotta a viso aperto contro un carcinoma al seno scoperto nel 2017. Almeno 200 persone sono dovute rimanere fuori ad attendere la fine del funerale celebrato da don Luciano Bianchini.

Gemma Benelli
Gemma Benelli

Un dolore palpabile quello dei presenti ad esprimere lo sgomento di tutta la comunità sestese ma non solo: anche il sindaco Lorenzo Falchi, che aveva conosciuto Gemma poche settimane fa, era presente per portare agli straziati familiari la vicinanza di tutta Sesto. In chiesa però, con la mamma, il fratello e la sorella, i parenti più stretti e gli amici di Gemma c’era anche chi questa giovane donna, 41 anni ancora da compiere, non la aveva conosciuta ma aveva conosciuto invece la sua battaglia: quella raccolta di fondi lanciata nel marzo scorso su una piattaforma di crowdfunding per permetterle di sottoporsi a un programma di cure a Houston, negli Stati Uniti.

In poche settimane, attraverso il passaparola e decine di iniziative, sono stati raccolti più di 100mila euro e Gemma, il mese scorso, è volata a Houston per una prima visita: al ritorno però una polmonite ha minato ancora di più la sua battaglia, proseguita comunque fino alla fine. E Gemma ieri c’era non solo nelle lacrime di chi le voleva bene ma in una sorta di toccante testamento dettato da lei stessa, poche settimane fa, alla cugina Valentina che lo ha letto dall’altare. Un ‘testamento’ atipico perché descrive la casa di Gemma che lei aveva voluto costruire in un modo tutto particolare: dall’8 del numero civico che rappresenta una «clessidra come a dire che chi entra in questa casa deve sentirsi a proprio agio, come se il tempo non esistesse», alla «scultura del babbo nella prima stanza che è un germoglio, una Gemma che rinasce a nuova vita» con riferimento all’opera che il padre Bruno, scultore, aveva realizzato per lei quando a 20 anni aveva sconfitto un primo tumore.

E ancora il ricordo degli oggetti presenti nelle stanze, tutti con un preciso significato per la padrona di casa che aveva girato mezzo mondo per la sua grande passione per i viaggi: «La palla di rame con pepite di vetro colorate comprata in un mercato di Tripoli e oggi teatro di guerra», «il cesto di paglia colorato comprato in un mercato di Sanà», i «pomelli degli armadi comprati in una strada di Dehli». Una casa fatta solo di materie prime naturali per cui Gemma ha voluto rivolgere il suo ultimo appello: «Vorrei, qualunque cambiamento venga preso in considerazione, che venisse rispettato il senso che ho dato a questo mio nido appena nato. Qualsiasi cambiamento vorrei rispettasse l’idea originale».