
Giuditta Pasotto, ideatrice di Gengle.it
Firenze, 10 febbraio 2017 - "Non dovrei essere io la prima ad aiutare i genitori single. Dovrebbero farlo le istituzioni. Ma c'è un grande vuoto intorno a questo tema. E allora mi sono gettata anima e corpo in questa attività". Una missione, oltre che un lavoro. Giuditta Pasotto, 36 anni, fiorentina, che ha vissuto in prima persona l'esperienza di madre single, è l'ideatrice di Gengle.it, la prima comunità online nata espressamente per genitori single. Per supportarli. Per dare consulenza su molti aspetti della vita che un genitore solo affronta. Aspetti più o meno pratici, dallo scambio dei vestitini che non stanno più ai supporti psicologici.
E ora che Gengle diventa anche un libro, oltre a una serie di workshop per mamme e papà, Giuditta guarda la sua creatura, nata nell'estate del 2014. Partita con un sito internet e poco più, oggi è una comunità da 25mila utenti. Che sfrutta non solo il sito ma, e non potrebbe essere diversamente nel 2017, anche i social network come Facebook e Instagram. "L'importante - dice Giuditta Pasotto, che di Gengle ha fatto la sua attività principale - è capire subito le regole. Questo non è un sito d'incontri, ma un gruppo molto ampio di persone che si aiutano nella vita di tutti i giorni. Mi hanno dato della bigotta, ma non permetto a nessuno di sgarrare nel linguaggio e nel comportamento".
Cosa ha portato Gengle ad avere questo successo?
"Abbiamo intercettato un bisogno che non viene soddisfatto da nessuno. Il bisogno di supporto da parte dei genitori single. Le istituzioni si complimentano con me, ma non dovevo essere io a soddisfare queste necessità, che pure sono fortissime, visto il ritmo a cui cresce la comunità".
Moderare e gestire una comunità di questa grandezza non deve essere uno scherzo...
"Ma proprio questa qualità delle relazioni e il passaparola hanno forse fatto la differenza. L'utilità del web è stata un po' "stuprata" da certi comportamenti. Facebook serve per farsi l'amante, Badoo e Meetic sono due colossi del dating online su cui in moltissimi vanno. Gengle è una comunità moderata adesso da circa cento persone, dove si censura la vignetta un po' troppo ose' o l'utente che pubblicizza il suo negozio. C'è purtroppo l'abitudine, data da Facebook, a scrivere di tutto. Non è facile mantenere l'ordine e la qualità, ma a questo teniamo molto. Adesso abbiamo raggiunto un buon equilibrio".
Avrà sentito migliaia di storie di separazione. Quali sono i problemi che un genitore single affronta?
"C'è sicuramente il terrore dell'altro sesso. Rimettersi in gioco è difficile. C'è poi il terrore che l'ex partner voglia fregarti, voglia annientarti finanziariamente. Per questo io faccio da mediatore in queste situazioni".
Come è una "annata tipo" di Gengle?
"L'estate ci concentriamo molto sulle vacanze, su dove poter portare i figli, su come organizzare vacanze tutti insieme, genitori single e figli. D'inverno diamo consigli su come trascorrere il tempo in casa, quando fuori è brutto e non è semplice riuscire a intrattenere i piccoli. Voglio sempre immergermi nelle storie di Gengle, circondarmi di utenti, per capire l'aria che tira, l'argomento più importante del momento. Un paio di volte all'anno chiedo agli iscritti di inviarmi un'email con la loro storia di separazione. E poi abbiamo creato le Gengle Chat, che a dispetto del nome sono serate in cui ci si ritrova in carne ed ossa a gruppi di otto. I genitori si confrontano, si sfogano, poi traiamo le conclusioni. Si capisce da qui il primo problema in assoluto, il problema economico e lavorativo. Ci stiamo muovendo con un team specializzato nel trovare un nuovo lavoro agli utenti Gengle che si trovano in difficoltà".
Quante persone lavorano stabilmente per la comunità online?
"Abbiamo due programmatori fissi, un social media manager, un direttore commerciale, tre blogger e tre commerciali che fanno accordi con attività economiche. Oltre al sito e ai social c'è anche l'app per cellulare. Ha costi importanti. E la stiamo infatti sviluppando attraverso il crowdfunding, una sottoscrizione online a cui tutti possono contribuire".
Uno dei punti di forza sono proprio gli eventi e le vacanze, dicono gli utenti. E' vero?
"Sono sicuramente momenti importanti per la socializzazione. I genitori si conoscono e così anche i figli. Ci sono tantissime storie di genitori single e rispettivi figli molto indecisi se partecipare agli eventi. Dopo la prima volta non hanno più voluto smettere. Abbiamo convenzioni con villaggi e strutture turistiche. E vengono continuamente organizzate feste e partite di calcetto con genitori e figli".
Sono più le madri single o i papà single a partecipare?
"Siamo partiti con l'80% di donne, poi le percentuali si sono livellate sul 60% mamme e 40% papà. E' dolce vedere papà titubanti ma che poi sono quelli a mettersi più in gioco. Alle feste, noi di Gengle facciamo animazione, ma ogni genitore ha un compito. C'è ad esempio chi porta il cibo, chi porta da bere. Abbiamo notato che proprio i papà, di solito emotivamente più distaccati, in queste situazioni esprimono molto di più le loro emozioni. E creano un'empatia con i figli che rimarrà loro nel cuore".
Come funziona il sito? Si può chattare?
"Non si può chattare, ma il sistema del nuovo sito sarà tipo Twitter, con gli hashtag che raggruppano singoli temi e singole aree. C'è una stanza virtuale per ogni regione, in modo che i genitori single possano organizzarsi per feste e ritrovi. Che diventano anche ritrovi nazionali. L'ultimo è stato a Befana, a Firenze. I genitori single fiorentini hanno ospitato i genitori delle altre regioni con i loro figli. Abbiamo organizzato una grande festa in collaborazione con il quartiere 4. Nessun genitore ospitato ha pagato un euro, tranne il viaggio".
Che categorie sociali abbraccia Gengle?
"Tutte, dal mega direttore all'operaio. Agli eventi Gengle nessuno ha interesse a sapere che lavoro fai. Il bello è proprio questo, anche persone tutte d'un pezzo con incarichi importanti si mettono in gioco, proprio perché nessuno sa chi sei e che ruolo hai nella società. E, appunto, non gli interessa neanche".
Ora Gengle diventa anche un libro, giusto?
"Sì, un libro nel quale raccolgo le tante domande e le risposte collezionate in questi anni. Un libro scritto con Tommaso Sacchini, formatore, che mi ha seguito fin da dopo la mia separazione. Un libro nel quale replico le insicurezze e lo scetticismo di tante mamme e papà con cui ho dialogato in questi anni".
Il sito non vuole diventare un'agenzia matrimoniale, ci ha spiegato. Ma è inevitabile che si creino delle relazioni. In quanti si rifanno una vita?
"Tantissimi. Ultimamente una nuova coppia è andata a convivere. Diciamo che negli eventi c'è un approccio molto "morbido" e graduale, che consente a due persone di conoscersi con calma, con molta più calma rispetto a una conoscenza classica".