REDAZIONE FIRENZE

Genius Loci in Santa Croce. Monologo sul santo di Assisi: "Prima volta in un luogo così sacro"

Mario Pirovano rende omaggio a Dario Fo e Franca Rame con ’Lu Santo Jullare Francesco’. L’evento stasera al Cenacolo. Domani, tra gli ospiti, la vincitrice del Premio Strega Donatella Di Pietrantonio. .

L’attore Mario Pirovano è discepolo di Dario Fo e Franca Rame

L’attore Mario Pirovano è discepolo di Dario Fo e Franca Rame

Tornano Dario Fo e Franca Rame, a 15 anni dalla loro ultima apparizione a Firenze. Lo spettacolo in loro onore è quello che Mario Pirovano, loro discepolo, porta nel Cenacolo di Santa Croce per ’Genius Loci’, la rassegna che domani sera vedrà protagonista anche Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Strega. Lo spettacolo di stasera (ore 22) non può che essere ’Lu santu jullare Francesco’, che racconta la vita del Santo di Assisi in modo diverso, laico, ma sempre attuale.

"La gioia di tornare è immensa. Portare questo spettacolo in quel luogo, poi, è un cambiamento culturale importante, perché è uno dei luoghi di maggior prestigio per la comunità francescana in Europa", dice Mario Pirovano, felice di portare l’opera di Fo a Firenze.

Pirovano, porta in Santa Croce uno spettacolo con un San Francesco non canonico.

"Per molto tempo la sua figura è stata schiacciata. La sua storia è stata tramandata tramite il libro di Frate Bonaventura da Bagnoregio e noi l’abbiamo presente attraverso gli affreschi di Giotto, con quelle espressioni ascetiche. Si deve aspettare l’Ottocento per un’indagine più approfondita sulla sua vita. Per Dario Fo fu fondamentale il libro di Chiara Flugoni. Fu quello che diede il La alla creazione di questo monologo. Ed era lui a farsi chiamare ’jullare’".

Giullare in un periodo in cui il potere lo ostacolava.

"Sì, la legge medievale permetteva che queste figure amate dalla popolazione potessero essere picchiate. Una legge che censurava chi raccontava quello che accadeva in tutta Italia. E ancora oggi si censurano i comici, perché al potere fa paura".

Quattro gli episodi in scena...

"Sì, in origine erano otto, io ne porto sul palco quattro. Il primo è quello dell’incontro con il lupo, poi abbiamo la ’Concione di Bologna’, dove Francesco fece concludere la gurra tra bolognesi e imolesi ribaltando il punto di vista: si prolungò in un’apologia della guerra e, così facendo, la popolazione invocò a gran voce la pace. Poi l’incontro con il papa e alla fine la morte di San Francesco".

Lei ha portato Dario Fo in tutto il mondo. Che effetto fa?

"Ho portato tante sue opere a Melbourne, Hong Kong, Tokyo... ed è sempre stato apprezzato. Racconto solo un aneddoto: feci ’Johan Padan’ in Australia e dopo qualche anno un ragazzo mi scrisse di essere diventato attore grazie a quello spettacolo, di averlo portato in giro per tutto il Paese, aggiungendo una parte sull’impatto del colonialismo sugli aborigeni. Questo è Dario Fo".

Lorenzo Ottanelli