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Giambologna, è deciso. La Medusa torna a casa

La Cassazione conferma la confisca dell’opera che dovrà essere collocata nella sua cornice originaria, la fonte della fata Morgana di Bagno a Ripoli.

La Testa della Medusa. tornerà a casa, nel Ninfeo di Bagno a Ripoli

La Testa della Medusa. tornerà a casa, nel Ninfeo di Bagno a Ripoli

La Testa della Medusa del Giambologna tornerà a casa, nel Ninfeo di Bagno a Ripoli chiamato la Fonte della Fata Morgana. La Corte di Cassazione ha confermato la confisca dell’opera finita all’asta. Probabilmente asportata nel secolo scorso, era entrata a far parte dei beni privati di una nobildonna fiorentina, ricevuta in eredità e poi appunto messa all’incanto. Pochi giorni prima che fosse battuta all’asta, era stata riconosciuta da Neri Torrigiani e Sabina Corsini,, organizzatori di "Artigianato e Palazzo", un’iniziativa che nel recente passato, per volontà dell’ora scomparsa principessa Giorgiana, aveva organizzato un’importante raccolta fondi per il recupero della Fonte della Fata Morgana. Torrigiani e Corsini avevano lanciato un appello per fermare l’asta, ottenendo la sospensione con provvedimento dei carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico di Firenze. Il ricorso della nobildonna proprietaria, è stato bocciato dalla Corte di Cassazione. Quel sequestro, scrivono i giudici nella sentenza, è stato assolutamente legittimo perché l’opera era stata asportata senza autorizzazioni, pur senza colpe da parte del privato. Nel 1997 il Comune di Bagno a Ripoli, proprietario del Ninfeo dall’anno precedente, aveva denunciato la scomparsa dell’opera. Così come è andata persa la scultura originaria della Fata Morgana, oggi parte di una collezione privata e non recuperabile. Grazie a Giorgiana Corsini, se ne sta realizzando una copia da rimettere nel ninfeo. Soddisfatto della sentenza il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Pignotti: "Ci attiveremo subito per riportare la Testa di Medusa a casa, tutelarla e valorizzarla al meglio, perché possano ammirarla nel luogo magico e bellissimo da cui proviene". La "casina rosa", così chiamata per il colore acceso che riveste ancora le sue pareti, fu costruita tra il 1571 e il 1574 a villa il Riposo commissionata da Bernardo Vecchietti al Giambologna. Dedicato alla seducente maga guaritrice di re Artù, si dice che la sua acqua abbia virtù ringiovanenti e che nelle notti d’estate appaiano ninfee e fate danzanti. Nel corso del ‘900, vittima dell’abbandono e dell’incuria, è stata saccheggiata delle sue opere. Tra Artigianato e Palazzo e fondi comunali, l’obiettivo è di riaprirla permanentemente al pubblico.

Manuela Plastina