LISA CIARDI
LISA CIARDI
Cronaca

Giannelli difende i suoi giganti: "Qui devono esporre solo i big?. In questo modo si blocca l’arte"

Dopo giorni di ’no comment’ sulle polemiche legate alle installazioni lo scultore rompe il silenzio "Se si dovesse seguire il dettato del direttore di Artribune la libertà di raccontarsi finirebbe".

Uno dei ’giganti’ di Giannelli collocati in San Lorenzo

Uno dei ’giganti’ di Giannelli collocati in San Lorenzo

Dopo giorni di silenzio stampa e ’no comment’, Emanuele Giannelli dice la sua sulla polemica che ha travolto le sue opere, i tre ‘giganti’ esposti in piazza Duomo e in San Lorenzo. Lo fa difendendo la propria arte, ma senza entrare nel vero motivo che ha fatto uscire il dibattito dalle testate di settore, rendendolo uno dei temi caldi della città: le offese che il direttore di Artribune, Massimiliano Tonelli, ha detto di aver ricevuto dall’addetta stampa dell’artista. Giannelli di questo non parla e peraltro affida le proprie parole alla medesima addetta stampa protagonista dello scontro.

"Il giudizio conseguente all’atto critico – ha scritto ieri Giannelli – è l’espressione, dunque, di una valutazione razionale, di contro alla mera opinione che si manifesta con l’impeto di una valutazione del tutto personale ed emotiva. Tutti gli artisti, nel momento in cui mostrano la loro produzione, sono consapevoli di essere esposti a un giudizio del pubblico che, di norma, si basa sul gusto o sulla cultura personali, come: ’mi piace’, ’non mi piace’ o ’dopotutto non è brutto’, citando Francesco Bonami. Ma dal critico e dallo storico, gli artisti e la gente comune si aspettano una valutazione e un giudizio di merito dettato da una considerevole levatura culturale".

Giannelli entra quindi nel merito del primo articolo pubblicato dalla rivista Artribune, a firma del suo direttore. "L’intervento di Massimiliano Tonelli, non si sa se di critica o mera opinione – scrive Giannelli - è per certo fondato su una carenza d’informazioni sulla mia carriera e sul mio lavoro. Difatti, Tonelli ha omesso di riportare, mentre si affrettava a dichiarare un’assenza di ’titoli’, che la mia opera e il mio lavoro sono stati documentati in cataloghi e volumi firmati da critici quali: il compianto Luca Beatrice, Gianluca Marziani, Andrea Barretta, Carlo Pizzichini, Giuliano Serafini e altri più che titolati".

E ancora: "Al di là della "dimenticanza", che ritengo voluta, mi sento anche di invitare tutti a riflettere sull’opinione espressa da Tonelli, secondo la quale per essere degni di esporre in una città d’arte come Firenze occorra essere presenti in musei e collezioni internazionali. Se tutti gli artisti, in particolare i giovani, dovessero sottomettersi a questo "dettato" si chiuderebbe il cerchio dell’arte. L’arte può essere criticata, può essere stroncata ma deve essere libera di raccontarsi e di mostrarsi".

"Mi sarebbe piaciuto difendermi da critiche costruttive riguardanti l’aspetto formale e poetico delle mie opere – conclude l’artista - ma l’intento, neanche troppo velato, di Tonelli, non era quello di abbattersi contro le mie opere, bensì di usare il mio nome e il mio lavoro per scopi che non hanno nulla a che vedere con i Korf 17 esposti a Firenze". Ma se l’arte ‘può essere stroncata’, quale giustificazione hanno le offese? E davvero è necessario che la critica sia sempre costruttiva? Domande che, ad ora, restano senza risposta.