REDAZIONE FIRENZE

Brutti, sporchi e pericolosi. I nostri peggiori giardini tra rabbia e sogni di gloria

Il viaggio verde da via Allori alla Montagnola

I residenti di via del Saletto durante l’incontro che si è tenuto l’anno scorso con l’assessore Alessia Bettini

Firenze, 30 agosto 2017 -  L’OFFESA più profonda, quella che brucia come una frustata sulla pelle di un quartiere intero è il film che ogni giorno va in scena ai giardini di via Allori. È in questo strappo di verde da 15mila metri quadrati pigiati tra la ferrovia e il cemento di via Baracca che da mesi va in scena una battaglia di logoramento. Da un lato il popolo di residenti dello stradone con i nervi a pezzi, dall’altro l’esercito di senzatetto e bivaccatori da competizione che tengono in ostaggio il fazzoletto verde di Novoli. I primi costretti a vivere gomito a gomito con quella tribù di disperati che a suon di occhi di brace e minacce, hanno trasformato il giardino in un regno proibito.

OGGI quella lotta per un triangolo d’ombra, uno scivolo (libero) dove far giocare i bambini pesa come un macigno sul morale di chi abita in via Allori. Il copione si ripete in molte delle 405 fra aree attrezzate, parchi e giardini presenti in riva d’Arno. Cinque milioni di metri quadrati che cuciti insieme formano la coperta d’erba che ricopre Firenze. Fra le sue pieghe, si nascondono una valanga di rogne. Tenere d’occhio la prateria fiorentina che ogni anno, solo di manutenzione, costa alle casse di Palazzo Vecchio un tesoretto da 2milioni e mezzo di euro e il lavoro di oltre 90 dipendenti, infatti non è semplice. Il problema principale, come in via Allori, sono le cattive frequentazioni. Ma non solo come dimostra la raffica di segnalazioni piovute in redazione sui polmoni verdi ma anche le aree giochi fiorentine.

A PARTIRE dal pratone di piazza Indipendenza, quello che potrebbe essere una mini oasi verde cucita tra piazza della Stazione e viale Lavagnini, disegnato a fine ‘800 e dotato di fontanello e area giochi. La stessa dove, troppo spesso, i genitori e i bimbi sono costretti a convivere con bivacchi sfacciati sulle panchine quando va bene. E con vere e propri «bottellon» della comunità sudamericana e filippina quando va male, soprattutto nel week-end quando spuntano veri e propri pic-nic selvaggi. Le cose vanno male anche nell’area verde sulle sponde dell’Arno nel cuore del quartiere 2 lungo quel cordone ombelicale green che lega gli amanti del jogging a Bellariva. Qui i guai arrivano sul fronte decoro: oltre al cappotto di rifiuti abbandonati che punteggiano il prato ci si può imbattere anche in vere e proprie discariche abusive di scarti edili. Come la montagna di calcinacci vicino alla rete (bucata) di recinzione. La stessa dove i residenti, esasperati hanno appeso un cartello provocatorio: «Il risparmio di questo lavoro? Tutto in medicine» con tanto di frecce che indicano i calcinacci. In testa alla black list per numero di segnalazioni anche il parco di villa Favard sul quale il mese scorso anche gli alunni della scuola elementare Nuccio hanno inviato una letterina al sindaco.

LE RICHIESTE: un campo da calcio nuovo, un’area giochi migliore e nuovi canestri per giocare a basket. I guai qui però cominciano la sera. Il giardino infatti chiuderebbe alle 20 ma a causa di un buco nella recinzione l’area diventa un hotel dei disperati che trovano rifugio nell’area. Il colpo d’occhio che la mattina dopo si para di fronte ai residenti: cocci di bottiglie e siringhe. Le stesse che negli ultimi mesi sono state più volte segnalate anche all’Isolotto ai giardini della Montagnola in via Mortuli a due passi dall’istituto comprensivo. Niente in confronto alla morsa di degrado e violenza che da mesi stringe il cuore verde di via Allori dove ogni giorno, dopo l’ora di pranzo si radunano ospiti della Caritas e senzatetto. Ma soprattutto pusher che spacciano in pieno giorno, approfittando dei tre ingressi del giardino. Ognuno almeno a 600 metri dal centro dell’area verde. Entrarci vuol dire essere radiografato e schedato dai bevitori da competizione. Guai ad aprire bocca o a fissarli. I ras di via Allori non aspettano altro.

Claudio Capanni

Lisa Ciardi