
Un artista, un genio visionario, che ha sempre nutrito un interesse profondo e costante per la scultura. Una passione già...
Un artista, un genio visionario, che ha sempre nutrito un interesse profondo e costante per la scultura. Una passione già evidente nei suoi primi dipinti metafisici, dove le statue assumono un ruolo centrale, conferendo alle composizioni un’aura enigmatica e sospesa. Nel corso dei decenni il rapporto di Giorgio de Chirico con la scultura si è progressivamente evoluto, portandolo alla realizzazione di autentiche opere plastiche.
Ed è proprio un viaggio nella pittura, nelle opere su carta e anche nella scultura, quello proposto dalla mostra in corso alla storica Fortezza Firmafede di Sarzana dedicata al padre della metafisica, dal titolo ’Giorgio de Chirico. La Metafisica della creazione’, a cura di Lorenzo Canova. Fino al 21 luglio.
Prodotta e organizzata dall’Associazione Metamorfosi, in collaborazione con il Comune di Sarzana e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, l’esposizione presenta 50 importanti opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, che ripercorrono la ricerca di uno dei maggiori artisti del Ventesimo secolo, che ha influenzato e continua a ispirare artisti in tutto il mondo.
L’esposizione ripercorre gli ultimi dieci anni di vita di de Chirico e il suo legame con la complessa e versatile fase creativa della Neometafisica. De Chirico reinterpreta il proprio periodo giovanile metafisico mescolandolo con le suggestioni dei lavori degli anni Venti e Trenta.
Il percorso si concentra in particolare sulle litografie nate dalla collaborazione tra de Chirico e lo stampatore Alberto Caprini, un sodalizio da cui ha avuto origine un corpus grafico straordinario, espressione della piena maturità creativa del periodo neometafisico. Grazie a questo legame de Chirico ha potuto esplorare con libertà il passaggio dal disegno alla stampa, rielaborando con rigore e finezza le sue iconografie più celebri.
Il maestro mescola le varianti stilistiche dei suoi diversi periodi e le intreccia in un sapiente e coerente insieme di accostamenti e di variazioni, dove una visione più ’classica’ si alterna a certe deformazioni espressive tipiche delle opere degli anni Venti a Parigi, riprese proprio nel periodo neometafisico.
In questa ricerca artistica de Chirico dà quindi una nuova vita alle sue creazioni: la celebre figura che l’artista chiama il ’Trovatore’, una delle più interessanti varianti sul tema dei ’manichini’, viene reinterpretata in diverse litografie presenti in mostra, come una prima versione con manto del blu di ’Il Trovatore’ del 1969, o ’Il Trovatore con lo spadino’ del 1975. L’opera ’L’Architetto metafisico’ del 1970, invece, è un richiamo alla figura del ’Vaticinatore’, mentre ’Il riposo di Arianna’ (1969) ha come protagonista Arianna, figura mitologica femminile simbolo dell’abbandono, e presente in molte opere passate dell’artista, dove la donna appare sempre sola e distesa.
In esposizione anche due litografie del 1969 dedicate al ’sole nero’, ’Sole spento e luna crescente’ e ’Sole sul tempio’, simbolo di un’antica malinconia, legato al tema dei soli spenti che l’artista sviluppò a partire dagli anni Trenta. Presenti anche alcuni dei dipinti più celebri di de Chirico a partire da fine anni Sessanta, come ’L’Astrologo’, un olio su tela del 1970, e ’Il Contemplatore’ del 1976.