Molti ritengono ancora oggi difficile si possa essere storici (nel senso di professori universitari) e giornalisti di primo piano. Giovanni Spadolini ha mostrato come sia possibile eccellere nell’uno e nell’altro ambito contemporaneamente. Anzi, l’una attività supporta l’altra.
Docente alla Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri a soli 25 anni, Spadolini ha innovato la storiografia contemporanea con filoni di ricerca originali, quale il ruolo avuto dalle minoranze e dall’associazionismo laico e cattolico nella storia d’Italia. Nel contempo, a 28 anni, dopo la collaborazione fin dal primo numero al Mondo di Mario Pannunzio e ad Epoca di Alberto Mondadori, ha assunto la direzione del Resto del Carlino per tredici anni, seguita da un quadriennio alla guida del Corriere della Sera, prima dell’ingresso in Parlamento nel 1972, indipendente nelle file del Partito Repubblicano di Ugo La Malfa.
Il venticinquennio centrale della sua vita è ricostruito nella mostra storico-documentaria allestita nella sede della Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia a Pian dei Giullari, inaugurata in questi giorni: liberamente aperta al pubblico da lunedì a giovedì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, con aperture straordinarie nel fine settimana. Immagini, articoli, testimonianze raccontano i grandi eventi nazionali e mondiali, autentico spaccato sociale di quel quarto di secolo.
La grande informazione e le battaglie giornalistiche anticipatrici – dalla lucida valutazione della "contestazione" alla denuncia dello scempio della laguna di Venezia – si alternano alle grandi opere storiche dall’Opposizione cattolica all’Autunno del Risorgimento. Fra infinite curiosità, un dipinto allegorico del “giornalista scrittore“ Dino Buzzati, i doni di Eugenio Montale, i riconoscimenti dei redattori per i risultati raggiunti nella diffusione delle testate da lui dirette. È esposto perfino il sasso (un “pillolo“, come si dice a Firenze) che fu scagliato in occasione dell’assalto dei contestatori filomaoisti al Corriere del 12 aprile 1968.
Ricerca storica e giornalismo hanno avuto in Giovanni Spadolini una radice comune quale l’amore e il rispetto per la cultura. Ecco perché la “terza pagina“ dei suoi quotidiani rappresenta un esempio cui ancora oggi dobbiamo guardare.