OLGA MUGNAINI
Cronaca

Giù il bandone dopo cento anni. Requiem per Bartolozzi e Maioli: "Questa è una Firenze matrigna"

Dalla ricostruzione del Cremlino alle lettere con Visconti: i nostri artigiani eccellenza nel mondo. "Hanno fatto in modo che questa città venisse fagocitata dal turismo: non è tempo di lottare".

Giù il bandone dopo cento anni. Requiem per Bartolozzi e Maioli: "Questa è una Firenze matrigna"

Dalla ricostruzione del Cremlino alle lettere con Visconti: i nostri artigiani eccellenza nel mondo "Hanno fatto in modo che questa città venisse fagocitata dal turismo: non è tempo di lottare".

Firenze, 20 settembre 2024 – Signora Fiorenza Bartolozzi, perché questa decisione di chiudere l’attività?

"Prima di tutto voglio dire che non sono triste, perché in questi anni ho fatto tutto quello che ho potuto per mantenere il laboratorio all’altezza di quello che avevano fatto mio marito e il suo socio. Ma adesso non è più il momento, questa è una Firenze matrigna, contro la quale non posso lottare. Mi dispiace, perché amo la mia città e amo tanto gli artigiani che sono rimasti, anche se sono convinta che non sia più tempo per noi. Diciamo che è diventato troppo complicato".

I suoi collaboratori artigiani che cosa faranno ora?

"Per fortuna ci ho pensato in tempo. Li ho informati e hanno preso tutti la partita Iva, così potranno continuare a lavorare per conto proprio".

Quanti erano?

"Sono stati anche più di ottanta. Un tempo la Bartolozzi e Maioli aveva un grande capannone in cui lavoravano tutti insieme e si realizzavano tante e bellissime cose, con rapporti internazionali e commesse che non sono mai venute meno".

Perché dice che Firenze è diventata matrigna?

"Non è più la città di una volta, ma che avrebbe potuto continuare ad esserlo almeno per il mondo artigiano. Hanno fatto in modo che nel centro di Firenze, che io intendo l’Oltrarno, scomparissero tutte le botteghe e i laboratori dei mestieri storici. E guardi che quando io dico artigiani voglio dire "maestri", che non ci sono più, spariti piano piano. Vuol dire che ora quando uno vuol farsi fare qualcosa andrà in Cina, ma non è certo lo stesso".

Da quando la situazione è precipitata?

"Guardi, io all’inizio del Duemila avevo 350 persone in Firenze che mi lavoravano per rimettere in piedi le due Sale del Cremlino, di cui abbiamo fatto la ricostruzione totale".

Lei quanti anni ha?

"A breve avrò 86 anni. Ho tanti ricordi, tante lettere, dal sindaco Bargellini a quelle di Luchino Visconti, di cui ho ancora tutti i disegni per le sue case a Castelgandolfo e a Ischia. Si immagini che nel 1947, quando ancora i ponti non erano ricostruiti, eravamo già pronti per vendere in America. Siamo stati i primi con un catalogo, fatto con un italo-americano, a esportare negli Stati Uniti. Ci hanno dato anche una medaglia d’oro per questo".

Adesso che cosa farà?

"Mi voglio riposare. Voglio scrivere col mio tablet la nostra storia con un po’ di pace. Se poi non si ricorderanno di noi pazienza. Si sono dimenticati di Dante...figuriamoci di noi".