OLGA MUGNAINI
Cronaca

L’odissea delle Giubbe Rosse, a metà giugno la riapertura. Ma la soprintendenza mette i paletti

Firenze, lo storico locale di piazza della Repubblica riprenderà la sua attività a cinque anni dal fallimento. L’organo del ministero della Cultura chiede di tutelare gli arredi interni ed esterni, e perfino gli utensili

A metà del mese è fissata l’apertura ufficiale del locale dopo cinque anni

A metà del mese è fissata l’apertura ufficiale del locale dopo cinque anni

Firenze, 1 giugno 2024 – Giunge al traguardo la travagliata vicenda delle Giubbe Rosse. Lo storico locale di piazza della Repubblica, celebre per il suo passato di caffè letterario e di quartier generale dei Futuristi nei primi decenni del Novecento, ha concluso il progetto di recupero. Il 4 giugno saranno presentati i riallestimenti delle sale e a metà del mese è fissata l’apertura ufficiale del locale.

La vicenda risale ormai a cinque anni fa, quando le Giubbe Rosse furono acquistate dopo il fallimento, e tre aste andate a vuoto, dal marchio fiorentino del gruppo Scudieri, a cui passarono anche i 26 dipendenti rimasti senza lavoro. Nel mezzo anche un’inchiesta per autoriciclaggio che ha coinvolto uno dei soci della Scudieri, il magnate del Kazakistan Igor Bidilo (rinviato a giudizio lo scorso 9 aprile).

Ma adesso sembra arrivata l’ora della rinascita. Rigorosissimi i vincoli imposti dalla soprintendenza per la riapertura del locale fondato nel 1897, che prese il nome dalla divisa dei camerieri: dagli arredi agli utensili, dagli specchi all’altezza dei tavoli. E persino piatti e bicchieri. Insomma, tutto quello che serve per ricreare l’atmosfera degli inizi, quando il locale era il circolo scacchistico dove si ritrovavano Vladimir I, Lenin, poeti, artisti e intellettuali quali Gordon Craig, André Gide, Medardo Rosso. Ma l’epoca più celebre fu quella del Futurismo e alla nascita delle storiche di Lacerba nel 1913, La Voce e Leonardo.

Le Giubbe Rosse divennero il più illuminato cenacolo letterario e artistico di Firenze e non solo, con episodi rimasti storici. Fu qui che il 30 giugno del 1911 si scatenò la rissa tra i futuristi milanesi con Marinetti, Carrà, Boccioni e Russolo, che arrivarono a Firenze per scazzottarsi con gli artisti fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce, sulla quale Ardengo Soffici aveva pubblicato un articolo che attaccava i rivali futuristi del Nord.

La gloria del locale proseguì fino alla Seconda Guerra Mondiale: qui continuavano ad incontrarsi i rappresentanti dell’Ermetismo, attorno a Eugenio Montale, e i giovani pittori fiorentini, intorno a Ottone Rosai e Primo Conti. Una storia da vero caffè letterario, che ha visto sedere ai suoi tavoli personalità quali Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Dino Campana, Elio Vittorini, Tommaso Landolfi, Antonio Bueno, Silvio Loffredo e molti altri. Protagonisti immortalati fino alla chiusura nelle foto, disegni, scritti e caricature appesi alle pareti del locale.