
Il professor Tomaso Montanari, nel 2020 era stato nominato presidente della Fondazione del Museo Ginori
Promosso ‘sul campo’ "estromesso" da una scelta inaspettata del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Che, fino a poche settimane fa, "mi aveva assicurato la riconferma" alla guida della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia. È amareggiato il professor Tomaso Montanari, rettore della Stranieri di Siena.
Montanari la sua mancata conferma è stata una doccia fredda? "Sì, sicuramente. Quando il Ministro Giuli è venuto a dicembre a San Casciano dei Bagni era prodigo di complimenti nei miei confronti e del tutto deciso a firmare, tanto che mi hanno fatto vedere anche il decreto. Ho visto io stesso il rinnovo come presidente della Fondazione. Ho un messaggio di Giuli dell’11 dicembre scorso su Whatsapp che posso mostrare e pubblicare in cui mi dice di avere la febbre ma, se serviva, sarebbe andato subito al ministero a firmare la nomina. Altrimenti lo avrebbe fatto, certamente, il giorno dopo. Poi però c’è stato un velo di silenzio e non è più accaduto nulla fino a due giorni fa".
Si è dato una spiegazione di quanto accaduto? "Posso fare un’ipotesi che mi è stata riportata da fonti del ministero per spiegare la cosa. Quello che mi è stato detto è che il ministero chiede ogni volta che qualcuno viene nominato se ha condanne o procedimenti penali pendenti contro la Pubblica amministrazione. Io non ho condanne e l’unico procedimento penale pendente che, da buon cittadino, ho riportato, è una indagine seguita a una querela nei miei confronti presentata dal ministro Francesco Lollobrigida per un articolo che avevo scritto sulla sostituzione etnica. Ovviamente, come tecnici del Ministero hanno spiegato al ministro, questa querela è del tutto irrilevante, anzitutto perché è una querela e non una condanna e poi perché, in ogni caso, si tratterebbe di un reato di opinione. Mi dicono però che questo sia stato il pretesto".
E la realtà invece qual è? "La realtà è che c’è una carenza di motivazione, un eccesso di potere e forse anche una discriminazione politica. La libertà del ministro di nominare chi gli pare non è l’arbitrio di fare e disfare nello stesso procedimento una cosa e il suo contrario. Avessero nominato un critico dell’arte almeno, ma così proprio non va, basta leggere il curriculum di chi è stato scelto".
Eppure, in questi anni la Fondazione ha lavorato molto e l’iter sembrava positivo… "Credo che questo sia dimostrato dalle parole dette dal sindaco di Sesto Lorenzo Falchi e dal presidente Eugenio Giani con cui, fra l’altro, io non sono stato mai tenero, che mi hanno fatto piacere. Sono una persona libera che ha sempre detto ciò che pensava, del resto la persona che ho criticato di più tutti è stato l’ex ministro Dario Franceschini che mi ha nominato a capo della Fondazione".
Pensa che quanto è accaduto possa avere ripercussioni sulla riapertura del Museo Ginori? "Certo, penso che sia un disastro, che sia la fine di questo lavoro, non so se anche la fine della Fondazione. Non so cosa decideranno di fare la Regione e il Comune di Sesto, se andranno al Tar, al Consiglio di Stato, se non finanzieranno più la Fondazione. È un regolamento di conti esclusivamente politico che usa il patrimonio culturale come un ostaggio. Se questa è l’egemonia culturale in realtà mi pare più un saccheggio. Io sono un ingenuo ma mi piacerebbe che perfino le persone di Fratelli d’Italia in Toscana non fossero contente di quanto accaduto perché il patrimonio culturale è di tutti".
Sandra Nistri