ERIKA PONTINI
Cronaca

Giustizia negata. Lo dicono i numeri

Si impennano i reati minorili ma la magistratura chiamata a contrastarli perde i pezzi

Firenze, 26 gennaio 2025 – Si impennano i reati minorili ma la magistratura chiamata a contrastarli perde i pezzi. La scopertura dei giudici è pari al 50% dei posti a fronte di numeri di reati commessi dai ragazzini - molti minori non accompagnati o italiani figli di immigrati - che galoppano. Nelle stesse condizioni l’Ufficio di Sorveglianza (scopertura al 38%) che si occupa degli ultimi degli ultimi: i detenuti di Sollicciano senza libertà né umanità. E giù tutti – dal presidente della Corte d’appello al procuratore generale – a picchiare forte su un tasto dolente che sembra però restare tale, se non peggio, esplodendo pubblicamente ad ogni appuntamento istituzionale che si rispetti. 

Ma il giorno dopo le reprimende i lavori di ristrutturazione restano fermi, i detenuti aumentano (per fortuna anche gli agenti), mancano i bagni, l’inverno si continua a gelare e l’estate a morire di caldo mentre cimici e topi albergano ancora nelle celle. Infine gli immigrati con richieste di asilo e di protezione internazionale assorbono qualcosa come il 15% dell’intero arretrato dell’Ufficio e le loro pratiche non si riescono a smaltire perché crescono con la cadenza degli sbarchi. A fronte di questo vulnus aumenta del 170% il reato di immigrazione clandestina. Quasi 800 beccati solo nel 2024 mentre nel 2018 erano poco più di 200. Sintomo che qualcosa in città è cambiato, anzi molto è cambiato e decisamente in peggio. Verrebbe da dire che la giustizia non è per tutti, ma la verità è che fa acqua da tutte le parti, secondo la fotografia scattata dai vertici della magistratura toscana in una cerimonia d’avvio dell’anno giudiziario che anche a Firenze è stata scandita da proteste e tensioni. Le toghe silenziose hanno protestato contro l’operato del governo su separazione delle carriere e sdoppiamento del Csm uscendo dall’aula con la Costituzione sotto braccio quando ha preso la parola il rappresentante del ministro. A loro è andata la solidarietà del procuratore generale Ettore Squillace Greco (che probabilmente non si è accodato solo per dovere istituzionale). Con loro il procuratore di Prato Luca Tescaroli in prima fila, mentre il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia non c’era (giustificato da questioni familiari). Ma la sua assenza si è notata, come si era notata l’inusuale presenza in Consiglio comunale a difendersi - in quell’Assise - dall’accusa che il suo Ufficio sia allo sbando. Oltre alle toghe protestano i giornalisti, stritolati in un’interpretazione a dir poco restrittiva della Cartabia che impedisce ai cittadini di sapere cosa accade in città mentre ad esempio a Milano il registro è differente, eppure leggi e regole dovrebbero essere le medesime. E infine a mobilitarsi anche i lavoratori con la Cgil in testa che chiede assunzioni e stabilizzazioni. Questioni di potere o di bottega? In realtà tutti i mali della giustizia si riversano sui cittadini, vittime e «presunti» autori di reato. Perché un aspetto la Cartabia lo spiega bene – e i solerti trascrittori riportano fedelmente –: bisogna sempre tenere presente la presunzione di innocenza. Verissimo. Peccato che sia diventato un lavoro a tempo indeterminato il presunto innocente, a fronte di una macchina della giustizia che ti lascia sulla graticola per anni a dispetto delle parole utilizzate. Dire a un colpevole che lo è colpevole ma a un innocente che è innocente è la più alta forma di garantismo. C’è un numerino in una delle relazioni, 1300: ovvero i procedimenti che ancora non hanno una data di udienza. Una massa enorme perché il sistema Giada, destinato a formare le udienze-filtro, non solo non opera per priorità (di reato o di rischio di prescrizione) ma ha chiuso per esaurimento l’agenda 2025. E quindi quei fascicoli con almeno 2-3-4 mila cittadini nel limbo sono costretti ad attendere. Lì in mezzo ci sono le storie nere che ogni giorno i fiorentini vivono sulla propria pelle con l’aumento di tutti i reati da strada: spaccio, rapine, furti con destrezza, danneggiamenti ma anche lesioni, violenze di genere, maltrattamenti e stalking. E chissà quando saranno affrontati. Ancor più sofferente la situazione alla procura per i minori: due soli magistrati, poco personale di cancelleria e reati esplosi. Qualcosa forse, almeno in questo caso, la società civile e la politica possono fare. I giudici denunciano che mentre il carcere minorile scoppia, molti ragazzini soffrono di disagi psichici perché si portano addosso i traumi della fuga e del viaggio o dell’abuso vertiginoso di droghe. Ma in Toscana «mancano le strutture terapeutiche adeguate per curarli». Discorso analogo per i minori non accompagnati. Secondo i magistrati l’attuale modello di accoglienza è fallito, il sistema si è rivelato impreparato: i ragazzini diventano fantasmi o, nella peggiore delle ipotesi, vanno a ingrossare le file della criminalità. Insomma la giustizia che avrebbe più che mai bisogno di una radicale cura ricostituente.