OLGA MUGNAINI
Cronaca

Gli italiani e la Ville Lumière. Da Degas a Boldini: emozioni. Lo sguardo sull’Impressionismo

Negli anni ’70 dell’Ottocento furono tanti gli artisti italiani a trasferirsi nella Ville Lumière, affascinati dal nuovo stile e dall’apertura...

Negli anni ’70 dell’Ottocento furono tanti gli artisti italiani a trasferirsi nella Ville Lumière, affascinati dal nuovo stile e dall’apertura...

Negli anni ’70 dell’Ottocento furono tanti gli artisti italiani a trasferirsi nella Ville Lumière, affascinati dal nuovo stile e dall’apertura...

Negli anni ’70 dell’Ottocento furono tanti gli artisti italiani a trasferirsi nella Ville Lumière, affascinati dal nuovo stile e dall’apertura del pensiero parigino, in cui si assaporava il vento della modernità. Primi fra tutti Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini. Del resto, anche in Italia il movimento della ’macchia’ aveva avviato la strada a una pittura moderna, sia nello stile sia nei contenuti. Ed è questo il viaggio proposto dalla mostra ’Da Degas a Boldini. Uno sguardo sull’Impressionismo tra Francia e Italia’, a cura di Anna Ciccarelli e Pierluigi Carofano, che si apre il 16 aprile a Palazzo Montani Leoni di Terni.

Un’ampia rassegna per celebrare l’impressionismo francese, ma anche e soprattutto la stagione impressionista in Italia, superati i 150 anni dalla prima esposizione che ne sancì la nascita, il 15 aprile 1874 a Parigi. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, la mostra presenta 44 opere tra sculture, dipinti e scritti, provenienti da musei nazionali e internazionali, dalle collezioni d’arte delle Fondazioni bancarie e degli Istituti di credito.

In primo piano ci saranno proprio gli artisti italiani che, dalla metà dell’Ottocento agli anni ’20 del Novecento, hanno dato un importante contributo artistico, per quanto oscurati dal successo dominante del movimento francese.

Dopo la stagione di Boldini, Zandomeneghi e De Nittis, che potrebbero essere definiti ’impressionisti franco-italiani’ per le loro lunghe permanenze parigine, permane in Italia una tradizione tardo impressionista che si protrae nei primi tre-quattro decenni del Novecento, legata a Monet, a Renoir, a Cézanne, espressa da pittori come Francesco Filippini, amico e compagno di ricerche artistiche di Monet, che si trasferirà a lungo a Parigi fin dal 1879 per divenire inizialmente il principale fondatore dell’impressionismo italiano; ma anche Emilio Gola. La mostra apre con uno dei capofila della scuola di Barbizon, J. B. Camille Corot e prosegue, con Berthe Morisot.

Ci sono poi ’Les Italiens de Paris’, che vissero e furono attivi nella Parigi dell’ultimo quarto del XIX secolo, durante la Belle Époque, quando la capitale francese era il centro propulsore dell’arte a livello mondiale. Per la scultura, oltre ai due bronzi di Degas della Gnam, è esposta un’opera in cera di Medardo Rosso, in prestito dal Mart di Rovereto. Chiude un ’omaggio agli impressionisti francesi’ nelle opere di due grandi artisti contemporanei italiani, Mario Schifano e Tano Festa.