Cronaca

Gli ultimi a pranzo Non solo a Natale Il ristorante di chi non può pagarselo

Si rinnova la tradizione della trattoria dei Quattro Leoni: ribollita, spezzatino e pandoro a nuovi e vecchi poveri

Migration

Ribollita, penne al al ragù – o al pomodoro per i vegetariani –, tacchino arrosto, spezzatino con patate, pandoro, frutta. È questo il gustoso menù che la Trattoria dei Quattro leoni di piazza della Passera in Santo Spirito ha offerto ieri a coloro che un pranzo di Natale non possono permetterselo, perché abitano in strada, in dormitorio, o semplicemente non arrivano a fine mese oppure vivono in solitudine. Gli ultimi, gli invisibili, quelli che il ristorante non possono permetterselo mai. Un menù nella più toscana delle tradizioni, come ormai è una tradizione anche questa iniziativa: "Abbiamo aperto nel ’95 e nel ’97 mi prese voglia di restituire un po’ di quel successo che avevo avuto nel lavoro a chi era stato meno fortunato – racconta il titolare (e consigliere comunale in quota Pd) Stefano Di Puccio –. Non sapevo da dove iniziare, come contattare queste persone. Mi rivolsi così a don Cubattoli, che mi indirizzò a Paolo Coccheri, fondatore delle Ronde di Carità che facevano servizio alla stazione. È un’iniziativa che parte perciò da lontano e quest’anno la dedico proprio a don Cuba: sarebbe il suo centesimo compleanno". Alle 12,15 siamo già a 60 coperti: italiani e stranieri (il menù è senza maiale per includere anche i musulmani, che sono tanti), giovani e anziani, barboni e insospettabili che scambieresti per impiegati. Tuttavia non è un evento spot per un solo giorno all’anno: l’osteria per chi è in difficoltà c’è tutto l’anno.

"Serviamo tra cento e duecento persone tutti gli anni, fino a esaurimento scorte – continua Di Puccio –. Vediamo facce conosciute che vengono anche gli altri giorni: un piatto di minestra e un bicchiere di vino lo ricevono sempre, se hanno bisogno". Ma in un quarto di secolo le povertà sono cambiate: "Ci sono tante facce nuove, che non ti aspetteresti – rivela il ristoratore –. Ci sono clochard, ma anche persone che hanno avuto una famiglia e all’improvviso si sono trovate in difficoltà. A volte basta una separazione dal coniuge per trovarsi in mezzo alla strada. Però ci sono anche tanti habitué della strada, la pandemia ha certamente acuito le difficoltà, ma la crisi c’è sempre stata per gli ultimi. Le difficoltà non sono solo economiche, ma a volte anche psicologiche – riflette mentre entra una signora vestita di tutto punto – c’è anche qualche pensionato che ha bisogno di compagnia". Alcuni ospiti escono con un cartoccino: è la parte del pranzo che si riservano per mettere qualcosa sotto i denti anche la sera. "Firenze è una città solidale – conclude Di Puccio – . Noi siamo orgogliosi di questa tradizione che va avanti dal 1997, perché ha smosso la solidarietà di altri colleghi che fanno lo stesso".

Carlo Casini