PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Gloria, il farmaco negato: "L’Asl doveva fornirglielo per il suicidio assistito"

Era stato approvato il protocollo medico, ma non la fornitura dei materiali. Il tribunale: "L’azienda tenuta a cooperare con lei per eseguire il suo proposito".

L’Asl Toscana centro era tenuta a collaborare con Gloria nella realizzazione del suicidio medicalmente assistito fornendole farmaci non reperibili sul mercato e le attrezzature di uso ospedaliero? Per la quarta sezione civile del tribunale di Firenze, la risposta è sì. Si legge nell’ordinanza del giudice Massimo Sturiale. Gloria, 70enne fiorentina affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), è morta lo scorso 9 febbraio dopo aver fatto ricorso alla sedazione palliativa, viste le sue sofferenze. E questa decisione si candida a essere come un ulteriore eredità morale, dopo l’approvazione della legge sul fine vita della Regione Toscana.

La donna aveva chiesto di morire con dignità. Aveva chiesto di poter accedere al suicidio assistito: nel febbraio 2024, era stato avviato presso l’Asl Toscana centro il percorso per ottenere l’accesso al suicidio medicalmente assistito, e lo scorso marzo la commissione medica multidisciplinare aveva accertato che la 70enne possedeva tutti i requisiti previsti dalla legge per accedere alla procedura. Dopo cinque mesi dalla richiesta iniziale era stato approvato il protocollo medico, ma non la fornitura dei farmaci e materiali.

In assenza di risposte positive, la donna aveva fatto ricorso al tribunale per chiedere la condanna dell’azienda sanitaria all’erogazione del farmaco e della strumentazione necessaria all’autosomministrazione. Il tribunale civile di Firenze a metà gennaio aveva confermato il diniego presentato dalla Asl Toscana Centro. Fino a pochi giorni fa, quando i giudici hanno ribaltato la prima decisione. Perché? Se l’esercizio di un diritto fondamentale, come quello dell’autodeterminazione terapeutica, "rappresenta un’esplicazione della persona umana", spiegano i giudici, "allora era compito della Azienda ospedaliera eliminare gli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione del diritto mettendo a disposizione di Gloria tutto il materiale farmacologico non reperibile sul mercato".

E le "strumentazioni ospedaliere per lei necessarie al fine di porre in essere una procedura giudicata idonea e legittima dalla stessa reclamata", si legge. Viene sottolineato che Gloria non aveva richiesto all’Asl "l’esecuzione della prestazione di assistenza al suicidio" quanto piuttosto "di cooperare con lei nell’esecuzione del suo proposito". E dei suoi diritti, come previsto dalla Costituzione e dalla sentenza del 2019. Ciò non è avvenuto. Gloria è morta. I suoi voleri non sono stati rispettati.