Per due giorni e due notti, da giovedì a ieri pomeriggio, i facchini della Gls di Campi e di altri cinque Hub del nord Italia hanno incrociato le braccia. Sciopero e presidio, con tanto di picchettaggio, di fronte alla sede di via Castronella per una vertenza che già nei mesi scorsi era salita alla ribalta della cronaca.
Basti pensare al mese di luglio quando i lavoratori avevano già manifestato il loro malcontento con un altro sciopero. In entrambi i casi c’è stata la ‘convergenza’ dei sindacati Sudd Cobas, Adl Cobas e Confederazione Cobas.
E un’agitazione, come ci tengono a sottolineare dai sindacati Cobas, "che ha visto l’adesione totale dei dipendenti", ripetendo in pratica quanto successo a luglio visto che anche allora la partecipazione allo sciopero sfiorò il cento per cento.
Questo perché "dopo settimane di trattativa a livello nazionale – aggiungono -, la Gls e l’associazione di categoria Fedit hanno deciso di fare dietrofront su una serie di punti già concordati e frutto di una mediazione, ma che sono stati nuovamente rifiutati a poche ore dalla firma".
Queste le rivendicazioni: anticipo di 100 euro di aumento mensili sugli aumenti contrattuali previsti dal Ccnl, aumento degli scatti di anzianità a dieci contro i cinque attualmente previsti, sospensione delle franchigie (pagamento a carico del lavoratore dei danni al furgone) nei mesi di novembre e dicembre per i driver che fanno le consegne a casa.
Applicazione della clausola sociale sempre per i driver, come già previsto per i facchini, e quindi il diritto a mantenere il posto di lavoro nel cambi di appalto, risarcimento per la mancata applicazione della maggiorazione notturna sugli istituti di tredicesima quattordicesima, ferie e Tfr.
E che i lavoratori portino avanti con convizione le loro richieste, lo dimostra anche il presidio h24 "per evitare, come già accaduto il passato, la sostituzione di chi sciopera – dicono i Cobas - con facchini assunti con agenzie interinali. Un modo di agire che a Campi non è una novità. Ci era stato già segnalato in passato che alcuni avessero lavorato anche senza contratto, chiamati all’ultimo minuto per sostituire chi invece lotta per i propri diritti".
Per poi puntare il dito contro l’azienda che "a oggi – concludono -, a livello nazionale, non ha ancora riaperto il tavolo delle trattative, continuando a proporre semplicemente una tantum da concendere ai lavoratori come risarcimento del notturno, ma senza accogliere quelle che al contrario sono proposte migliorative".
Pier Francesco Nesti