
Una manifestazione delle dipendenti Guess
Firenze, 10 giugno 2016 - I giovani della Guess che emigrano in Svizzera per conservare il lavoro evocano storie e immagini in bianco e nero di tempi lontani, quando gli italiani varcavano il confine per costruirsi una vita. E’ una storia simbolo quella della Guess di via dei Cattani, all’Osmannoro. Una storia che contrasta con gli zero virgola in più del Pil, di chi dipinge un’Italia che riparte e si è già messa alle spalle la crisi. Una storia che ha visto sfilare le donne dell’azienda – sono donne la maggior parte dei dipendenti – anche sul ponte Santa Trinita, per chiedere aiuto alla città, alle istituzioni, contro il piano della proprietà. Ma le proteste, gli scioperi, gli appelli di Regione e Comune non hanno fermato quel piano.
La fermezza, l’ostinazione della società – un colosso nel mondo, con oltre 1700 negozi in circa 80 Paesi – ha vinto. La Guess «fiorentina» perderà le funzioni sviluppo, stile e prodotto che erano svolte all’Osmannoro. Funzioni che occupavano figure altamente specializzate. Verranno trasferite a Lugano. La vertenza è stata chiusa. I sindacati non hanno potuto evitare i licenziamenti. Gli esuberi erano quasi un centinaio, se si considerano anche i contratti a termine in scadenza. In mobilità vanno 63 persone. Per loro 12 mensilità e circa 18mila euro di «incentivo» all’uscita.
Un paio di persone dovrebbero essere ricollocate nella struttura che resterà all’Osmannoro, circa 75 addetti in tutto, amministrativi di fatto, che gestisce la parte commerciale, la rete dei punti vendita. Una ventina di dipendenti invece emigrano in Svizzera. «Per uno stipendio – dice Alessandro Picchioni della Cgil Filctem – che sarà intorno ai 3mila franchi svizzeri, poco più del reddito minimo legale. Hanno accettato perché non potevano fare diversamente. Sul mercato non ci sono alternative. Ritrovare un posto è impresa ardua, con il settore moda che boccheggia, come testimoniano le crisi di alcuni grandi marchi locali».
Una buona parte degli emigranti a Lugano sono single. Ma ci sono anche coloro che hanno famiglia. Non potevano permettersi di restare senza lavoro. Gli affetti restano qui, loro fanno le valige. Nonostante tutto «abbiamo strappato un accordo decente sotto il profilo economico (riguardo agli incentivi in particolare), in una vertenza durissima. Grazie anche al sostegno delle istituzioni locali, Comune e Regione – aggiunge Picchioni – Un accordo che è stato approvato all’unanimità dall’assemblea dei dipendenti». Ma potrebbe non essere finita qui. La Cgil non si fida. Vede ancora nubi all’orizzonte della Guess fiorentina. La delocalizzazione appena conclusa prelude a nuove mosse? «Per questo – alza la voce Picchioni – chiediamo all’azienda il piano industriale che ci è sempre stato negato. E chiediamo subito la convocazione dell’azienda in sede istituzionale. No, non ci fidiamo».