Hacker arrestato, spiava la procura di Firenze. Aveva la password di 21 magistrati su 25

Carmelo Miano è stato fermato il primo ottobre: in totale aveva gli ’accessi’ di 46 pm

Un hacker

Firenze, 16 ottobre 2024 – Era in possesso di ben 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Firenze. La circostanza emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine sulle incursioni dell’hacker siciliano 24enne Carmelo Miano, arrestato tra l’altro con l’accusa di avere violato i server del ministero della Giustizia. In particolare, della procura di Firenze era in possesso di ventuno password di posta elettronica di altrettanti pm, su 25 inquirenti in servizio, dove transitavano notizie di reato, ordini di fermo, misure cautelari e decreti di intercettazione.

Grazie alle sue abilità, Miano era riuscito a copiare sui suoi dispositivi personali l’intero data-base utenti del Ministero, dal quale ha poi estrapolato le password di 46 magistrati inquirenti di stanza tra Firenze, Perugia e Torino: tra i bersagli, anche il procuratore del capoluogo toscano. Non è chiaro ancora se gli indirizzi siano stati materialmente violati, e nel caso con quale obiettivo, e anche su questo si concentrano le indagini.

Gioacchino Genchi, l’avvocato del giovane informatico, pur riconoscendo le abilità del suo assistito, ha puntato il dito contro le debolezze dei sistemi di sicurezza a guardia dei dati del ministero: una situazione «inquietante», sostiene, adombrando anche l’eventualità che le porte del sistema informatico lasciate aperte da Miano possano ora favorire altre incursioni «molto più gravi e preoccupanti di quelle che ha commesso il mio assistito». Per Genchi, ha aggiunto, «se Miano fosse stato un criminale avrebbe potuto mandare veramente in tilt il sistema Giustizia italiano. Ma non l’ha fatto: gli unici dati che ha visto sono quelli che lo riguardano, ossessionato e preoccupato com’era delle indagini sul suo conto».

P.M.