Firenze, 31 ottobre 2024 – L’ex hotel Astor, simbolo di degrado e del mistero che ancora oggi avvolge il destino della piccola Kata, è finito all’asta.
Il 6 febbraio del 2025, gli interessati potranno aggiudicarsi quel che resta dell’albergo: prima era un tre stelle a buon mercato a metà strada tra il centro e l’aeroporto, poi, dopo l’arrivo della pandemia, è diventato la sede di una tumultuosa occupazione dove la difficile convivenza tra i gruppi presenti è sfociata in un tentato omicidio e nella scomparsa della piccola peruviana. Ed oggi, pronunciando il nome dell’Astor, si pensa inevitabilmente a quel 10 giugno del 2023, l’ultima volta che la bimba è stata vista scendere le scale esterne dell’edificio.
Con la vendita, siamo a un bivio: al rilancio di un’intera area, o, se l’operazione fallisse, all’ulteriore declino di uno stabile che sta già cadendo a pezzi.
La stima del valore dell’immobile supera di poco di 2 milioni. Di 1,5 milioni e spiccioli, l’offerta minima per ottenere la “piena ed esclusiva proprietà di unità immobiliare a destinazione turistico ricettiva composta da tre piani fuori terra con 57 camere con bagno, piano interrato adibito a locali magazzino e due resedi esclusive e con alcune difformità edilizie riscontrate”.
La vendita giudiziaria dell’immobile va a braccetto con l’inevitabile declino della società proprietaria dell’Astor.
L’immobile è pignorato, nell’ambito di un procedimento gestito dal giudice Patrizia Pompei iniziato nel 2021, quindi già prima della scomparsa della bimba e dell’occupazione, scattata nel settembre del 2022, grazie anche al Movimento Lotta per la casa.
Oggi, dopo il terremoto iniziato nel 2023, l’ex hotel si trova in condizioni pessime. Prima le oltre cento persone che ci dimoravano di certo non hanno pensato troppo alla manutenzione. Poi, con il giallo della scomparsa, ci sono stati diversi interventi (anche dei gruppi speciali dei carabinieri, i “cacciatori“ specializzati nei sequestri di persona) mirati a cercare tracce della bimba o di escludere la sua presenza in ogni anfratto.
Il risultato è che il già disastrato albergo, che si affaccia sia su via Maragliano che su via Boccherini, “versa in uno stato di gravissimo degrado con pareti, controsoffitti e impianti quasi interamente demoliti e/o pericolanti; con cumuli di macerie (composte anche da cosiddetti “rifiuti speciali”) e necessita di una ristrutturazione totale al fine di renderlo nuovamente agibile”.
Oltre alla sporcizia e perfino alla presenza di ratti, la consulenza tecnica disposta dal tribunale, ed effettuata nel maggio scorso, ha messo inoltre in evidenza, laddove era possibile recarsi in condizioni di sicurezza per il perito, che “l’unità immobiliare risulta non conforme alle previsioni delle pratiche edilizie dei progetti presentati elencati in perizia a causa delle seguenti difformità”.
“Il magazzino esterno separato dal corpo di fabbrica principale, al quale si accede dal resede esclusivo, è stato trasformato senza titolo in due camere, ciascuna dotata di bagno, al piano terreno si sono riscontrate alcune variazioni alla distribuzione interna degli spazi, operate con la realizzazione di tramezzature in cartongesso e/o muratura (che, per altro, risultano parzialmente demoliti), al piano interrato si sono riscontrate alcune variazioni alla distribuzione interna degli spazi, operate con la realizzazione di tramezzature in cartongesso e/o muratura (che, per altro, risultano parzialmente demoliti)”.