
I Bianchi di Santo Spirito Bel gioco e appartenenza In un mix di veterani e giovani
Firenze, 10 giugno 2023 – Al campo dei Bianchi stanno rifinendo le ultime tattiche e il gruppo si prepara alla sfida. Il clima è sereno, negli occhi dei calcianti si intravede l’adrenalina data dal peso della tradizione, un’adrenalina che carica.
Entrando si capisce subito: ormai ci siamo. Questi sono i giorni dove ci si stringe e ci si prepara mentalmente per la Piazza. Veterani e nuove leve. L’obiettivo è comune: caricarsi l’Oltrarno sulle spalle e portarlo alla vittoria.
Una squadra legata al quartiere, Santo Spirito, che arriva alla semifinale contro gli storici rivali, Santa Croce, in grande forma. Non ci saranno assenze pesanti; il mister avrà a disposizione quasi tutti i gioielli della formazione.
"Abbiamo lavorato bene, c’è stata grande disponibilità da parte dei ragazzi - spiega soddisfatto il preparatore atletico Marco Mariottini -. Non ci sono particolari problemi, i calcianti sono al top e il mister può scegliere la squadra in serenità".
I Bianchi scendono con un solo obiettivo: vincere. Lo sa bene il capitano David Cappelletti, per tutti Roky. Da 30 anni nell’ambiente, ha visto la squadra cambiare, anche in positivo, e con gli occhi di chi conosce l’importanza e le difficoltà del sabbione spiega: "Rispetto al passato abbiamo cercato di trasmettere un gioco molto più dinamico, basato sul vero calcio in costume. Quindi palla in mano e azioni di gruppo, non solo singole. In questi mesi gli atleti hanno provato diversi schemi, che sono ormai entrati in mente".
I calcianti hanno sottolineato l’importanza di un gruppo unito, dove i ’vecchi’ prendono sotto la propria ala i più giovani e al campo questo si vede. C’è quindi una grande voglia della dirigenza di trasmettere una mentalità vincente. Ma i Bianchi sono anche appartenenza, lo sa bene il pugile dell’Accademia Delfo Brancato ai primi anni nel torneo, ma di certo non meno carico: "Vestire questo colore è un onore, rappresentare Santo Spirito un orgoglio. Siamo una famiglia". Sui motivi che ti portano in un Colore, il calciante e pugile Alessandro D’Eligio, classe ’94, è chiaro: " Far parte della squadra è una cosa inspiegabile. Mio fratello ha esordito nel 2004, io avevo 10 anni. Iniziai a seguire il torneo, a venire al campo. E’ tradizione, una seconda casa. Il calcio storico è appartenenza. Ti viene da dentro. Ci rimani legato a vita".