Sicurezza, lavoro, urbanistica. E un giro di vite contro i ritardi nei cantieri. La sindaca di Scandicci, Claudia Sereni, si presenta alla virata della boa dei 100 giorni di governo con le idee chiare e con ‘calma olimpica’ nel cercare di porre rimedio alle emergenze sul territorio.
Non c’è un quartiere che non soffra per i ritardi di qualche cantiere, come state procedendo?
"Sui cantieri serve decisione. Chiudere i vecchi per far terminare i disagi dei cittadini che li hanno subiti, ma anche per aprirne di nuovi, perché sullo sviluppo della città vogliamo andare avanti. Abbiamo preso subito in carico piazza Cavour, per dare un segnale di liberazione ai residenti. Con l’avanzo di bilancio per 200mila euro abbiamo finanziato gli arredi. Sul cantiere della Pettini non possiamo più permetterci di andare avanti così stiamo lavorando alla risoluzione. Seguiamo i cantieri uno a uno, consapevoli che non c’è più da attendere, ma da prendere decisioni".
Anche sul fronte della sicurezza sono in molti a chiedere un passo avanti
"In questi giorni ho incontrato il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il Questore di Firenze, il Prefetto. Con loro abbiamo fatto un punto sulle questioni della sicurezza; avremo un rapporto e un confronto continuo nel tempo. In particolare sul parcheggio scambiatore di villa Costanza, vera porta d’accesso di Scandicci e Firenze, visto che la tramvia è uno dei punti sensibili che vedrà potenziato il presidio da parte delle forze dell’ordine".
Aprire alle opposizioni sull’ex Cnr le ha permesso di rimettere mano al piano. Quale sarà la sua impronta?
"Penso che il piano di Rogers contenga in sé ancora dei valori assolutamente contemporanei. Il punto è come realizzarlo oggi considerando che la società che non è più quella di vent’anni fa. La sfida è difficile, ma sarà fatto tutto il possibile per renderla attuale e attuabile. Stiamo già lavorando con gli uffici per creare delle regole che devono stare sopra a ciascun intervento. Serve anche un coordinamento, visto che questa area privata è divisa in 7 proprietari e in 22 lotti di realizzazione"
Crisi del comparto moda, quali sono i punti chiave?
"Stiamo ascoltando tutti i soggetti coinvolti in questo cambio epocale del sistema produttivo, sia i grandi marchi sia gli artigiani, quelli che hanno il know-how e che sono il vero motivo per cui oggi siamo quello che siamo. Le maison stanno cambiando, stanno diversificando. I lavoratori non hanno responsabilità in questa crisi, sono vittime eventualmente di ciò che questo cambiamento di filiera produrrà e quindi per noi il rapporto con i sindacati è molto importante. Credo che l’idea di un osservatorio per governare sia le dinamiche occupazionali, sia il cambiamento di modello produttivo sia importante. E’ fondamentale anche per aggregare dati che servono per esempio al governo nel pianificare una strategia di contenimento della crisi".
Ma i brand come reagiranno?
"A ogni mio incontro io ho detto a loro che questo territorio è stato molto generoso nei loro confronti. Quando hanno avuto bisogno hanno trovato imprese e istituzioni pronte a operare nei tempi giusti, un know-how d’eccellenza che è stato un volano durante i loro momenti bui. Adesso è venuto l’ora di restituire perché il territorio ha bisogno di loro".