
Tra i nemici di chi si muove in carrozzina, ci sono anche le buche che rendono necessario l’accompagnatore
"Parcheggiare a Santa Maria Nuova è praticamente impossibile e per chi è su una carrozzina come me è una situazione amareggiante. Ci ho quasi perso le speranze ormai. Dall’ospedale provano ad aiutarmi concedendomi le visite domiciliari, ma non sempre è possibile". Tra chi subisce maggiormente il caos del parcheggio dell’ospedale del centro ci sono le persone con disabilità. Pochi posti riservati, sempre occupati e l’obbligo di girare a vuoto in cerca di un’alternativa che spesso non esiste. Ma che, invece, dovrebbe essere scontata e garantita.
Elsa Argirò, fiorentina, da oltre vent’anni in carrozzina, quando parla della situazione esterna al presidio ospedaliero non sorride. Quel mix di rabbia e frustrazione nel vedere una normalità negata dalle barriere e dalla mancanza di attenzioni, incluse quelle minime che consentirebbero di avere autonomia e libertà, ma soprattutto un pari accesso ai diritti.
Elsa, lei si cura a Santa Maria Nuova? "Sì, o almeno vorrei. Ma parcheggiare è davvero impossibile. Spesso diventa una sorta odissea. I posti per i disabili sono pochi, lo spazio è ridotto e anche nelle vicinanze non ci sono alternative"
E come fa, allora? "Se riesco, mi faccio accompagnare da parenti o amici che mi aspettano fuori. Ma non sempre ho qualcuno disponibile, e prendere un taxi ogni volta è impensabile".
Eppure è in grado di guidare, giusto? "Sì, ho fatto installare un sistema sulla mia auto per avere un po’ di indipendenza. Mi permette di spostarmi in totale sicurezza e anche di avere un po’ di autonomia. Ma a cosa serve, se poi non posso fermarmi dove dovrei"?
Quando non trova posto cosa succede? "Succede che devo fare mille giri a vuoto, sperando che qualcuno liberi uno degli stalli riservati. A volte è davvero dura e quando è possibile faccio di tutto per trovare un’alternativa".
Per esempio? "Negli ultimi tempi ho richiesto il servizio di assistenza domiciliare. Per fortuna possono venire a farmi gli esami del sangue o i controlli di routine a casa. Ma non è comunque giusto".
In che senso? "Si parla tanto di dare normalità ai disabili, di garantire pari opportunità. Ma poi, nella pratica, ci scontriamo con queste situazioni. Se non puoi neanche parcheggiare per entrare in ospedale, che normalità è?"
Eppure non abita molto distante dalla struttura. "Vero, sto nella zona di San Gallo. Ma anche volendo andarci in carrozzina, la strada è piena di ostacoli: marciapiedi dissestati, buche, crepe. Neanche la mia sedia elettrificata riesce a fare il percorso senza aiuti. Alla fine, anche per pochi metri, diventa tutto complicato. Mi basta una voragine o un tratto sconnesso per trovarmi in difficoltà".
Insomma Elsa lotta per avere la sua normalità, guidando e girando per la città con la sua carrozzina motorizzata, ma tutto sembra remarle contro: "a volte è difficile non perdere le speranze" ricorda con una nota di amarezza. Ma, con le dita sempre incrociate, continuerà a sperare che i suoi diritti possano essere rispettati.
Gabriele Manfrin