CARLO CASINI
Cronaca

I fiorentini storcono il naso: "Vanno bene in periferia"

Un coro, o quasi, di no: "Impariamo da città come Parigi che esaltano il passato"

Un coro, o quasi, di no: "Impariamo da città come Parigi che esaltano il passato"

Un coro, o quasi, di no: "Impariamo da città come Parigi che esaltano il passato"

Più luminosi, più moderni, più efficienti, senza dubbio. Ma i nuovi lampioni di Ponte alle Grazie, non vanno giù ai fiorentini. Tra Santa Croce e Ponte Vecchio i nuovi apparecchi sembrano ’prendere le distanze’ da quei lumi neoromantici fatti dalla vecchia Pignone che da due secoli si riflettono sul nastro d’argento. "Sono poco coerenti con la realtà estetica di Firenze – riflette l’artista Massimo Romanelli, che ha il suo laboratorio a due passi dal Ponte Vecchio – I vecchi lampioni, quelli con le zampe di leone, sono iconici della città. Inoltre, per i privati nei propri locali nel centro storico, ci sono molti vincoli delle Belle Arti da rispettare, linee rigide su materiali, colori per minimi interventi; così, a maggior ragione nel pubblico, questa installazione mi sembra un azzardo. Fuori dal centro ci sta di innovare, ma qui è un errore".

"Mi piacevano più quelli di prima, perché erano quelli tradizionali di Firenze – dice Alessio Boretti, ristoratore, e sottolinea la componente affettiva –. Mi ricordano l’infanzia e le prime passeggiate sui lungarni. Questi saranno più efficienti, ma non si adattano allo stile fiorentino".

"Perché hanno messo quelle brutture in una città così antica? – rincara la dose Patrizia Margheri da dietro il bancone dell’osteria – Altre città europee come Praga Parigi, hanno lasciato il fascino romantico della città antica. Questi possono andare a Casellina, a Soffiano, a Novoli, dove anzi porterebbero luce e modernità... Ma non sui lungarni del centro, via".

"Ricordo e sono affezionato a quelli antichi con le tre luci a palla, che purtroppo stanno sparendo. – è sulla stessa linea Tiziano Giorgetti, che lavora per i Rossi del Calcio storico ed è un appassionato di tradizioni fiorentine – Me li facevano notare i miei nonni da bambino e mi raccontavano che erano lì già quando erano bambini loro. Così, si perde una testimonianza di una Firenze antica".

"Questi nuovi non fanno pensare più a Firenze a colpo d’occhio – afferma Rolando Brogi, commerciante sui Lungarni vicino a Ponte Vecchio –. Non c’è da modernizzare il parco lampioni di Firenze. Lasciamo la tradizione. Poi ovvio: a Firenze non siamo mai d’accordo, se senti dieci persone hanno undici opinioni diverse, e qualcuno dobbiamo pure scontentare".

C’è anche però chi mostra timide aperture alla novità: "Bruttissimi non sono, pensavo peggio – considera Matteo Guerrini dalla sua bottega d’Oltrarno – Però anche se sono un restauratore di antichità, certo una manciata di modernità ogni tanto male non fa, questi non mi dispiacciono. A me per esempio piace molto anche il Teatro comunale nuovo. Più che i lampioni, è la pavimentazione: hanno fatto una buca e l’hanno ricoperta di cemento senza rimettere le mattonelle come prima".

Concorda anche Giacomo Casini: "A volte fanno cose molto peggio, come i cassonetti interrati attorno a cui si cumula tutta la sporcizia e vengono abbandonati i rifiuti. Ma questi lampioni, a me sembra possano andare. Certo se li sostituissero con questi su tutti i lungarni, non andrebbe bene. Mettiamo pure questi nuovi per aumentare l’illuminazione, ma quelli vecchi lasciamoli".

Carlo Casini