FIRENZELa storia e la memoria si creano dalle cronache, dalle critiche, dai racconti delle varie epoche. E si costruiscono anche dai testi del giornale e da chi quel giornale lo scrive. Spesso, a fare lavoro di archivio, si scoprono nomi importanti che mai ci si sarebbe aspettati.
È da queste premesse che nasce il libro ’Grandi Firme. Testimonianze di esponenti della letteratura, dell’arte e della cultura italiana che hanno scritto sulle pagine del giornale dalla sua nascita, nel 1859, ai giorni nostri’, che verrà regalato in edicola acquistando con il nostro giornale martedì, vigilia di Natale.
Il volume è stato presentato ieri mattina alla libreria Giunti Odeon di Firenze. ’Grandi Firme’ è un volume che nasce come risultato della rubrica settimanale che Luca Scarlini tiene sul quotidiano da oltre due anni.
Sulle colonne del giornale più antico d’Italia, infatti, sono apparsi i testi di Carlo Collodi, Edmondo De Amicis, Gabriele d’Annunzio e Eugenio Montale, solo per citare alcuni degli autori protagonisti del volume. Il libro parte dall’articolo sui risultati del plebiscito per l’annessione della Toscana al Regno Sabaudo del 1860 raccontato con entusiasmo da Carlo Lorenzini, che qualche anno più tardi pubblicherà il suo Pinocchio, per concludersi con il racconto di Geno Pampaloni e della sua passione per il palio di Siena, da ’contradaiolo’ del Bruco.
In mezzo, altri 33 scrittori ed esponenti della cultura che hanno fatto la storia del Paese. Edmondo De Amicis racconta storie di vita militare, Yambo le vicende di un postino toscano a Doberdò, Montale - in un articolo del 1944 in una Firenze da poco liberata - si augura una classe intellettuale libera dalle influenze del potere. E tra i tanti ci sono: Giovanni Papini, Ferdinando Martini, Mario Tobino, Vasco Pratolini, Giuseppe Prezzolini, Mario Luzi e Piero Bargellini.
E poi le scrittrici, da Bruno Sperani, pseudonimo di Beatrice Speraz, con un testo sul Carnevalone ambrosiano, passando per Amalia Guglielminetti e il suo racconto galante, da Anna Maria Ortese con il ricordo di Gagarin e la moglie Valia al Cremlino fino a Anna Banti che narra di una mostra al Grand Palais di Parigi, e Marcella Olschki e il suo ricordo della pittrice Elizabeth Chaplin.
Anni di storia, di racconti, di scritture che evolvono e che cambiano. Cambiano i racconti e le forme. Cambiano le sensibilità e le modalità di narrazione.
L’appuntamento alla Giunti Odeon si è aperto dai saluti del direttore artistico della struttura Gabriele Ametrano e della direttrice di Qn la Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno Agnese Pini insieme alla vicedirettrice Cristina Privitera e a Guglielmo Vezzosi. Nel corso della presentazione l’attrice Daniela Morozzi ha letto alcuni brani del volume, in particolare uno di Alessandro Manzoni sull’utilità del fiorentino come lingua nazionale e un altro di Marcella Olschki.
In videocollegamento il saluto del curatore del volume, Luca Scarlini. La mattina si è poi conclusa con un brindisi curato dal Cafe Odeon e dalla chef Tini Ferragamo.
"Questo volume nasce da una rubrica settimanale fortemente voluta da Luca Scarlini, che cura da tempo sul giornale. Sono emersi nomi che non ci aspettavamo e oggi quei testi si prestano a nuove letture e interpretazioni. Un lavoro che era privo di tracce bibliografiche e che è un vero e proprio tesoro da riscoprire", ha detto Cristina Privitera. Sul palco è salito anche il professor Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini - Nuova Antologia: "La Nazione arriva a 165 anni e altri ancora ce ne saranno, perché fin dalle sue origini, quando Bettino Ricasoli decise di aprire il giornale, è nel corpo e nell’anima della città".
Lorenzo Ottanelli