ANDREA SETTEFONTI
Cronaca

I primi cento anni della Filarmonica . San Donato festeggia i suoi musici

Un secolo di vita e impegno culturale per la Società civile fondata dal parroco e altri 17 pionieri nel 1925 "Un luogo di comunità che ebbe il coraggio di affermarsi in periodi difficili come presidio apolitico".

Un momento della festa per il centenario della Filarmonica di San Donato in Poggio

Un momento della festa per il centenario della Filarmonica di San Donato in Poggio

Cento anni di legame con la comunità che l’ha vista nascere. Festeggia il secolo di vita la Società civile La Filarmonica di San Donato in Poggio fondata da 18 persone il 25 gennaio 1925. Un secolo di vita e impegno culturale che il Circolo ha iniziato a celebrare qualche giorno fa dal palcoscenico del Teatro di San Donato, ricordando i nomi, i volti, gli ideali di coloro ai quali si deve la nascita della Filarmonica oggi guidata da Tommaso Franceschini. Erano il medico del paese Edoardo Burroni, il parroco don Alfeo Brettoni, oltre al ciabattino, al falegname, al macellaio, ai contadini e i possidenti i 18 che diedero il via alla società. Cittadini di età diversa, distanti per professione e estrazione sociale, ma vicini e uniti nell’intento di costruire un percorso di crescita comune che alla diffusione e alla promozione della musica intrecciasse i valori di libertà di pensiero e di inclusione sociale. È un documento, ancora custodito insieme alla foto ricordo, ingiallito dal tempo, ad attestare la nascita e l’identità giuridica della Società civile Filarmonica, una delle prime realtà associative sorte con questa specifica denominazione all’alba del ventesimo secolo in un momento cruciale della storia italiana.

Lo statuto, rogato dal notaio Luigi Pacciani, fu sottoscritto qualche settimana dopo il discorso che Benito Mussolini tenne il 3 gennaio 1925 alla Camera dei Deputati del Regno d’Italia, sull’omicidio di Giacomo Matteotti. E mentre a Roma, dagli scranni del Parlamento, le parole di Mussolini ufficializzavano l’avvio del ventennio fascista a San Donato in Poggio si disegnava il futuro di una struttura che ebbe il coraggio di affermarsi nel tempo come presidio apolitico e fulcro di principi democratici aperto all’integrazione di tutte le forme e le espressioni di comunità. Da allora sono trascorsi cento anni. La struttura del Circolo di via del Giglio, nata in un terreno che apparteneva alla Diocesi, è stata usata dal partito fascista per le adunanze e per i comizi ma non è mai stata Casa del Fascio e ha sempre mantenuto una sua identità plurale e un’autonomia politica ed economica. "Un luogo di comunità ante litteram – spiega Filippo Ninci - che negli anni ha subito trasformazioni, ampliamenti per rispondere alle esigenze e alle vocazioni della popolazione".

Andrea Settefonti