Don Giulio Facibeni diceva di non credere alla Provvidenza perché l’aveva incontrata di persona, quindi era certo che esistesse. Con questa consapevolezza il padre, dopo gli orrori del primo conflitto mondiale nel quale era stato cappellano, fondò l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa che compie cento anni di vita. Per celebrare questo primo traguardo di una storia che si è fatta esperienza quotidiana, domani alle 10 è stato organizzato un convegno in Palazzo Vecchio. Interverranno la sindaca Sara Funaro, il presidente della Regione Eugenio Giani, l’arcivescovo Gherardo Gambelli, il presidente della Madonnina del Grappa, don Vincenzo Russo, l’economista Luigino Bruni, la sociologa Chiara Saraceno, la storica della chiesa Anna Scattigno, l’ex sindaco di Firenze, Mario Primicerio. E dopodomani, domenica, alle 11,30 nella basilica della Santissima Annunziata una solenne concelebrazione, presieduta dall’arcivescovo Gherardo, sarà il culmine della festa.
Oggi la Madonnina del Grappa ha tantissime attività: case-famiglia per ragazzi in difficoltà; case di riposo per anziani; case di accoglienza per ex detenuti; case di accoglienza per migranti; case vacanze per anziani e bambini; scuola di formazione e lavoro per giovani Neet; un centro sportivo; una missione in Brasile e una in Albania. Sono centinaia, complessivamente, le persone accolte e assistite. "Dagli orfani della prima guerra mondiale ci separano decenni e generazioni, ma possiamo dire che anche oggi viviamo in una situazione post-bellica – ha detto il presidente dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa don Vincenzo Russo - Se anche non si svolgono azioni militari sul nostro territorio, sono presenti sul piano morale, psicologico e a volte anche materiali, situazioni di deserto, devastazione, disorientamento e privazione nella vita delle persone. A soffrire di ciò, particolarmente, sono i giovani: smarriti, disorientati, con problemi di dipendenza, giovani che soffrono di salute mentale, giovani senza famiglia. L’Opera vuole conservare quella predilezione che fu di don Facibeni e che riguardava proprio i ragazzi".