REDAZIONE FIRENZE

I promessi sposi secondo Savelli "Azione e ironia"

L’epopea di Renzo e Lucia riscritta per il teatro. Il regista: "Manzoni oltre i ricordi scolastici"

E se il capolavoro di Manzoni celasse al suo interno non una ma ben due commedie? Nascono da qui ‘I promessi sposi, ovvero: questo spettacolo non s’ha da fare’, che tornano al teatro di Rifredi da domani a sabato alle 21. Il lavoro è un’originale e brillante riscrittura dell’epopea di Renzo e Lucia ad opera di Angelo Savelli, che ne firma anche la regia insieme a Ciro Masella, mettendo in scena da un lato la commedia della gente semplice e di due umili innamorati, dall’altra quella delle umane passioni, dove umili e signori, buoni e cattivi, arrancano. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Toscana, vede in scena una compagine di giovani attrici e attori – Olmo De Martino, Mauro D’Amico, Antonio Lanza, Fabio Magnani, Simone Marzola, Diletta Oculisti, Elisa Vitiello – che scrollano via la soggezione verso questo testo immortale con l’ironia. "Questo spettacolo – spiega Angelo Savelli – nasce dal mio interesse di portare in versione teatrale i capisaldi della letteratura. Tutti dicono di conoscere i Promessi Sposi, ma in realtà molti lo hanno confinato in una sfera didattica, invece ne va apprezzato lo straordinario valore, essendo un grande romanzo d’azione. Tutti personaggi che ogni giorno la gente cita, Azzeccagarbugli, Don Rodrigo, Don Abbondio, non sono figurine letterarie immobili, ma caratterizzati dall’azione continua e travolgente degli eventi, con un sottofondo di riflessione esistenziale. Volevo far riscoprire la grande dinamicità ed ironia del Manzoni nel raccontare le vicende umane, togliendolo dall’armadio dei ricordi scolastici, mettendo in evidenza anche personaggi meno conosciuti come Don Ferrante e la moglie Donna Prassede, fra i perni del racconto".

C’è poi il richiamo all’attualità: "Gli attori non si travestono e non si fingono personaggi del Seicento ma raccontano passaggi storici con la consapevolezza del portare oggi in scena una storia che è estremamente contemporanea. Certi vizi messi alla gogna dal Manzoni si vedono circolare ancora nella nostra società, e sull’episodio della peste - c’era chi negava, chi non prendeva provvedimenti e poi si ammalava ecc. - sembra si parli del Covid. E poi c’è il tema della legge, e anche guardando alle pratiche giudiziarie odierne sembra non ci siamo ancora discostati molto dagli Azzeccagarbugli. Tematiche che, senza tradire il testo, affrontiamo con un’ambientazione volutamente non lontana nel tempo, in due parti: la prima con un ritmo incalzante, la seconda più riflessiva, filosofica e astratta, in cui emerge il tema della Provvidenza, che alcuni chiamano caso e altri destino".

Maurizio Costanzo