REDAZIONE FIRENZE

I Punkinari fiorentini. Il calcio dalla panchina

Zero minuti giocati: il libro a fumetti di Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini "L’ironia è l’ingrediente principale, la determinazione è la loro forza interiore".

La cover del libro ‘Punkinari’ dei fiorentini Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini

La cover del libro ‘Punkinari’ dei fiorentini Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini

Le partite si giocano anche in panchina. C’è facondia nell’attesa. A volte tratti di quella stagione si rimpiangono un po’, per le scemenze che si dicono, per quelle risate a denti stretti che rimandano ad altro. "Mi sa che quest’anno le ferie le vedo col cannocchiale". "Quando hai fatto me lo presti?". I ‘Punkinari’ dei fiorentini Alessandro Pagani, musicista, e Massimiliano Zatini, disegnatore, editi da Nepturanus, si pongono proprio in questo solco un po’ adolescenziale. I giocatori sono due calciatori punkeggianti, seduti perennemente in panchina che ammazzano il tempo (anche il caldo e la pioggia) mentre fanno le riserve. Ma la partita non si gioca solo lì. La prefazione è di Stefano Manca di ‘Pino e gli Anticorpi’. Con la pubblicazione Nepturanus inaugura la collana ‘Chicche di riso’.

Pagani, tra la batteria e la scrivania, com’è nata questa passione fumettistica? "Mi piace la corrispondenza che lega i termini batteria e scrivania, in entrambi i casi i due vocaboli a me richiamano ‘battere su qualcosa’, sia la pelle d’un tamburo o, nel caso della scrivania, i tasti d’un computer o di una macchina da scrivere. Possedere senso del ritmo è importante nella scrittura, soprattutto in quella umoristica. L’incontro ‘musicale’ con Massimiliano Zatini (il bassista della band cui facevo parte, gli Stolen Apple) ha fatto incrociare la mia scrittura con le graphic novels".

Zatini, come ha fatto a individuare il tipo di strip? "Sono partito dagli input di Alessandro (due Punk, riserve di un’ignota squadra di calcio, seduti di spalle su una panchina) e ho tratteggiato i personaggi tenendo ben presente i sentimenti di chi attende la propria occasione, di qualunque si tratti. L’inquadratura è rimasta scarna ed essenziale, perché ci è sembrato che niente rendesse meglio la desolazione di una chiamata in campo che non arriva".

I punkinari aspettano sempre qualcosa. Cosa? "Come tutti coloro che vivono ai margini di qualcosa aspettano la grande opportunità per dimostrare quello che valgono, occasione che però non arriva mai. Ma sentirsi outsider non li rende malinconici, anzi è proprio dalla loro ‘presunta’ battaglia interiore e dalla rielaborazione di tutto il tempo che hanno a disposizione durante l’attesa che i punkinari trasformano la frustrazione di non poter essere protagonisti in qualcosa di positivo".

Michele Brancale