di Stefano Brogioni
e Pietro Mecarozzi
FIRENZE
Avrebbe avuto un coltello e dei guanti, Antonino La Scala, quando il 5 dicembre è arrivata a casa Della Nave, probabilmente suonando il campanello del terratetto affacciato su via Roma: ha menato cazzotti all’indirizzo di Umberto, ha facilmente avuto la meglio sulla moglie Dina Del Lungo, forse strangolandola. Ma si è ferito. L’appartamento di Osteria Nuova, diventato il teatro non di un tragico incidente domestico ma di un efferato delitto, era pieno delle sue tracce, così lampanti che neanche il fuoco, appiccato probabilmente per cercare di cancellare ogni prova, ha cancellato. La scienza, applicata a un’indagine vecchio stile, fatta di testimonianze raccolte in paese e acume degli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Marco Mescolini, ha portato quindi al fermo del 46enne di origini calabresi.
Quando, lunedì, i carabinieri si sono presentati a casa sua, sempre nel Comune di Bagno a Ripoli, stava chiudendo una valigia: forse stava pensando di cambiare aria, anche se qui, La Scala, aveva un lavoro e, in passato, anche qualche traffico di marijuana che nel dicembre del 2019 lo aveva fatto finire a Sollicciano.
Della Nave lo aveva conosciuto per una moto, la Cagiva 1000 del figlio Leonardo, che voleva vendere dopo la sua morte avvenuta per un malore circa due anni fa. I documenti per il passaggio di proprietà erano stati compilati, ma la trattativa saltò alle battute finali, quando l’anziano scoprì che il 46enne di Vibo Valentia non aveva soldi per pagargli la motocicletta. Con in mano le scartoffie burocratiche per la compravendita, Della Nave venne anche a conoscenza dei precedenti di La Scala e ne parlò con gli amici più stretti. Nonostante ciò, l’uomo continuò a orbitare intorno alla famiglia Della Nave: qualche lavoretto sporadico (come spaccare la legna), una visita ogni tanto per un caffè. Fino a chiedere denaro in prestito a Umberto: sembra infatti che in passato Della Nave avesse elargito piccole somme al calabrese.