REDAZIONE FIRENZE

I retroscena nelle carte: "Ci mettevano fretta". Pericolo inquinamento

Le testimonianze: "Pressing sui dipendenti"

Alfonso D’Eugenio, ex amministratore della Rdb Ita, l’impresa di Atri che ha realizzato la trave. Nelle scorse settimane si è dimesso

Alfonso D’Eugenio, ex amministratore della Rdb Ita, l’impresa di Atri che ha realizzato la trave. Nelle scorse settimane si è dimesso

"Un mese di ritardo nelle lavorazioni di via Mariti". Per questo c’era chi "metteva fretta". Le cause del crollo sono riconducibili a una "problematica di erronea progettazione". Perché Rdb Ita era "dotata di impianti efficienti e idonei alla produzione", e le imperfezioni rinvenute sui prefabbricati erano di carattere "estetico o geometrico", mai "strutturale". È in estrema sintesi la versione di Alfonso D’Eugenio, ex amministratore della Rdb Ita (in carica fino a febbraio scorso), la società produttrice della trave crollata il 16 febbraio 2024, riportata durante il suo interrogatorio.

Anche altre dichiarazioni, esposte da un nuovo testimone, hanno però colpito inquirenti e giudici. D’Eugenio, nei mesi dopo il crollo e ormai non più a capo della società, avrebbe infatti ricordato ad alcuni dipendenti della Rdb Ita – che si stavano adoperando con l’amministratore giudiziario nominato per far riprendere le attività all’azienda sotto sequestro – che "la proprietà era sempre loro e che lo dovevano tenere aggiornato su quello che dicevano e facevano e sulle questioni sulle quali avrebbero dovuto investire".

Sempre sulla base delle deposizioni, per il giudice sussiste il rischio di un inquinamento delle prove da parte di D’Alfonso, in quanto i due nuovi testimoni temono, dopo i numerosi tentativi di contatto dell’ex numero uno di Rdb Ita, "ritorsioni e minacce" da parte degli ex datori di lavoro.

Carlo Melchiorre, nel corso del proprio interrogatorio, ha spiegato di ritenere l’attività nel cantiere di via Mariti "più complessa". Riconoscendo anche le criticità nel cantiere, e confessando che sulla trave 309 era "sotto pressione" per l’urgenza di concludere i lavori. Durante l’udienza, il pm ha poi esibito le copertine dei progetti da cui è emerso che il responsabile tecnico di produzione operasse anche per Italprefabbricati, altra azienda della galassia Rdb Ita.

Sul rapporto tra D’Eugenio e Melchiorre, si legge, il primo secondo l’accusa era consapevole che il secondo "operava senza curarsi di commettere scorrettezze anche cruciali e con conseguenze potenzialmente e concretamente lesive".

Infine, nella sua versione davanti a giudice pm, il direttore dei lavori, Marco Passaleva, si è difeso spiegando di non "aver in alcun modo competenze e doveri di controllo sull’armatura delle strutture in questione".

Sugli elementi prefabbricati, Passaleva, si legge ancora, non ha mai nascosto le sue preoccupazioni, scrivendo che presentavano "difetti di getto, macroscopiche imprecisioni nelle dimensioni geometriche, assenza della normale cura nella predisposizione delle armature". Per questi motivi, secondo l’accusa Passaleva avrebbe dovuto esercitare più adeguatamente un controllo sulla progettazione, in particolare quella di Melchiorre.

Pie.Meca.