I soldi dell’evasione lavati con le criptovalute

La nuove strade del riciclaggio: da Firenze alle Seychelles nei portafogli virtual per poi essere nuovamente convertiti in valuta corrente

FIRENZE

Il meccanismo delle ditte "apri e chiudi", ampiamente collaudato nell’imprenditoria cinese per produrre evadendo gli obblighi con lo Stato, ha fatto il salto di qualità: l’investimento in criptovalute dei capitali sottratti al fisco.

E’ quanto ha scoperto la guardia di finanza, che con una vasta operazione che ha coinvolto anche Prato, Arezzo, l’Empolese e la Valdera,ha ottenuto dal gip del tribunale di Firenze 48 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, per la quasi totalità cinesi, indagati per associazione per delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per circa 14,5 mln di euro.

Le indagini - coordinate dalla Dda di Firenze - sono state sviluppate anche attraverso l’analisi dei flussi finanziari, la consultazione delle banche dati e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette e hanno consentito di individuare 44 imprese (prevalentemente riconducibili a orientali), attive nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature ed operanti soprattutto nel Lazio, Campania e Toscana.

Queste attività, molte delle quali "apri e chiudi", avrebbero accumulato debiti fiscali a fronte dei quali sono risultate essere destinatarie di avvisi di accertamento o di cartelle esattoriali insolute per circa 15 milioni di euro. Le somme complessivamente sottratte al fisco, circa 10 milioni, sarebbero state poi traferite con bonifici privi di giustificazione economica, in favore di ulteriori quatto cittadini cinesi, titolari di imprese operanti a Firenze e provincia. Questi ultimi, nei confronti dei quali è stata ipotizzata un’associazione per delinquere, subito dopo aver ricevuto tali somme, avrebbero sistematicamente trasferito all’estero la provvista illecita, ostacolandone l’identificazione della provenienza delittuosa.

Poiché la sostituzione dei proventi dell’evasione fiscale sarebbe avvenuta mediante il sistema di exchange di criptovalute e il successivo trasferimento delle stesse su ulteriori portafogli virtuali (“wallet”), per tracciare i flussi finanziari e i punti di conversione tra moneta corrente e criptovaluta, la Procura fiorentina ha trasmesso ordini europei d’indagine e richieste di rogatoria nei confronti di numerosi Stati esteri (Germania, Lituania, Slovenia, Estonia, Liechtenstein e Seychelles). Grazie alla cooperazione giudiziaria internazionale si è appreso che i proventi dell’evasione fiscale sarebbero stati dapprima convertiti in valute virtuali, poi trasferiti verso wallet, presso ulteriori exchanger alle Seychelles, intestati a cinesi, e, da ultimo, riconvertiti in moneta corrente.

Le misure hanno riguardato: i 4 imprenditori cinesi, indagati per associazione per delinquere (tre destinatari della custodia cautelare in carcere e uno agli arresti domiciliari), che, nel periodo 2018-2020, hanno riciclato proventi da evasione fiscale per circa 10 milioni di euro; ulteriori 44 imprenditori (destinatari del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali), nei confronti dei quali è stato ipotizzato il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

ste.bro.