di Stefano Brogioni
FIRENZE
Quando hanno firmato il rogito, hanno accettato anche di entrare a far parte di un consorzio che avrebbe gestito il nascente nuovo quartiere San Donato, a Novoli, "sulla base di una clausola generica che non specificava le relative obbligazioni contratte, che negli anni ha visto snaturare la sua conformazione originaria, fino a diventare un parco commerciale", dicono oggi 300 proprietari riuniti in un comitato.
Per vent’anni, poi, l’attività del consorzio ’San Donato Est’ è andata avanti non si sa come. Fino alla fine dello scorso anno, quando durante una burrascosa assemblea “di condominio“, tenutasi allo spazio Reale di San Donnino, 685 proprietari di immobili hanno scoperto che il consorzio, di cui fanno parte, eredita anche costosissimi oneri di manutenzione nella loro cittadella. Che formalmente è privata, ma di fatto, con le sue funzionalità - Università compresa -, di privato, a San Donato, c’è ben poco.
Per questo, i 300 proprietari sono pronti a dare battaglia contro questa situazione. Preoccupati per le loro tasche - nell’assemblea sono stati preventivati circa 400mila euro di spese da sostenere solo per la manutenzione ordinaria, tanto per fare un esempio - ma anche di una gestione piuttosto misteriosa del consorzio nei due decenni della sua vita.
E neanche nell’ultima riunione, convocata l’altra settimana nell’aula magna del polo delle scienze sociali, gli aderenti a San Donato Est hanno raggiunto una soluzione. L’unico spiraglio all’orizzonte, è che, come ha annunciato il rettore Alessandra Petrucci, Palazzo Vecchio compartecipi al consorzio. Comune che però aveva sottoscritto con la sola Immobiliare Novoli (e dunque senza la partecipazione degli altri privati proprietari dell’area) più convenzioni negli anni, "fino al 2019, quando si ribadiva che le spese sarebbero state fatte gravare sui privati, senza il loro consenso e anzi a loro insaputa". Per questo il neonato comitato San Donato vuole vederci chiaro. Dentro, oltre che proprietari di immobili, ci sono anche professionisti. Che, dopo aver fatto un accesso agli atti, hanno scoperto che molti aspetti della gestione del consorzio necessitano almeno di un approfondimento. Ci sono, ad esempio, bilanci licenziati per importi da 11mila euro all’anno, tabelle millesimali mai approvate da nessuno, sulle base delle quali verrebbero ripartite, per ogni proprietario, le spese della gestione degli interventi fra comproprietari.
Ma probabilmente, l’aspetto che più stride, è la natura privata di quest’area. L’università (che fa parte del consorzio e che si sta espandendo occupando anche i piani terra degli edifici residenziali della zona) conta 15mila passi al giorno. La vicina fermata della tramvia rende strade e marciapiedi di San Donato il percorso preferito di chi, abitando a Ponte di Mezzo, sale e scende dalla T2. "Negli anni - spiega il comitato - la funzione pubblica dell’area è diventata talmente rilevante da rendere assolutamente inidonea la definizione di ’spazi privati ad uso pubblico’ e di conseguenza illogica la costituzione di un consorzio. A nostro avviso deve essere il Comune ad assumersi la manutenzione e gestione dell’area". Al “caso San Donato“, infine, in ottica elettorale, sta mettendo gli occhi anche la politica. All’assemblea, terminata con un nulla di fatto, di pochi giorni fa, si sono affacciati il consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune Palagi e quello del Quartiere 5 di Fratelli d’Italia Matteo Chelli. Presente, con un proprio incaricato, Marco Ricci, anche la candidata renziana Stefania Saccardi.