STEFANO BROGIONI
Cronaca

Astor, lo zio di Kata resta in carcere. Per le ricerche della bambina telefonate fino in Perù

Il padre ha chiamato il fratello detenuto in Sudamerica per cercare informazioni sul movente di una vendetta nei confronti della famiglia

Kata e i genitori

Kata e i genitori

Firenze, 17 agosto 2023 – Per il giudice Angelo Antonio Pezzuti, sussistono "gravi indizi di colpevolezza" nei confronti dei quattro arrestati - tra cui lo zio di Kata, Abel Alvarez Vasquez - per il racket degli affitti all’ex hotel Astor di via Maragliano. Restano così in carcere tre dei quattro indagati: oltre a zio Abel, niente scarcerazione per Carlos De La Colina Palomino, il “dueno“ (proprietario) dell’albergo, definito "il responsabile per i peruviani"; e Nicolas Eduardo Lenes Aucacusi, ritenuto uno dei partecipanti all’aggressione del 28 maggio sfociata nel tentato omicidio dell’occupante ecudoregno Santiago Manuel Medina, gettatosi dalla finestra della sua stanza al secondo piano per sfuggire a una spedizione punitiva che avrebbe avuto l’obiettivo di cacciarlo dell’ex tre stelle.

L’avvocato Elisa Baldocci, che difende i quattro, riesce nell’intento di affievolire la misura nei confronti del più anziano del quartetto, Carlos Manuel Salinas Mena, 62 anni: per lui, il gip ha applicato i domiciliari. L’episodio centrale nei confronti di Carlos e zio Abel, resta quello del tentato omicidio. Ma la guerra di quella notte, e più in generale il clima che si respirava nell’immobile occupato, resta una delle piste che gli inquirenti battono per spiegare la scomparsa di Kata. Della piccina non si hanno più notizie dallo scorso 10 giugno. Secondo quanto riferito dallo zio paterno della bimba, il babbo, Miguel Angel Chicclo e lo zio materno Abel "avevano la gestione delle stanze nell’albergo; in particolare, ogni volta che una famiglia andava via, loro acquistavano il diritto ad entrare nella stanza e la rivendevano a chi ne faceva richiesta". I prezzi? "Ottocento euro una tantum per una stanza piccola e circa 1200 per quelle con il bagno", ha riferito agli inquirenti Marlon Edgar Chicclo.

Ma dopo oltre due mesi, il ventaglio di ipotesi circa il movente del rapimento della bambina si fa addirittura più ampio, anziché restringersi. I legali dei genitori della bambina, hanno smentito la ricostruzione di una telefonata fra il padre di Kata e il nonno (materno) che si trova in Perù, in cui si sarebbe parlato della presenza nel paese sudamericano della bimba.

"Le notizie che stanno circolando sono difformi dalla realtà, giacché non esiste alcuna telefonata tra i genitori di Kataleya e il di lei nonno riguardante i fatti così come riportati da numerose testate", dicono gli avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi.

Tuttavia, secondo quanto abbiamo potuto ricostruire, di telefonate sull’asse Italia-Perù ce ne sono state parecchie e forse quella d’interesse investigativo sarebbe quella fra Miguel Angel e un suo fratello detenuto in carcere. In quella conversazione, che sarebbe stata registrata e consegnata agli inquirenti, il padre della piccola scomparsa avrebbe chiesto al fratello di prendere informazioni in carcere da persone a loro volta vicine a Firenze o a conoscenza di dinamiche fiorentine che avrebbero potuto dar luogo a una vendetta nei confronti di uno dei rami della famiglia di Kata.