Emanuele Baldiuelle bandiere lì? Le appendono ogni anno". Già, non passa febbraio che dai finestroni del Cpa, il centro popolare autogestito di via Villamagna – a ridosso del Giorno del Ricordo che ha il compito di far riaffiorare dall’oblio della memoria dei più i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata – non sventolino i drappi della Jugoslavia di Tito. Stella rossa al centro, s’intende.
Ma paradossalmente la smaccata provocazione dei ’pasionari’ del Cpa, è forse la questione meno grave. Quel che deve farci riflettere, e seriamente una volta tanto, è proprio la rassegnazione intrisa di indolenza che marcisce in quelle frasi: ’Lo hanno sempre fatto’. Se infatti un’interpretazione della storia che deraglia dai binari di un’ideologia, quella del comunismo più ortodosso, per finire nel tifo più logoro (e per di più ostentato) resta comunque e per fortuna circoscritta a un manipolo di persone che neanche l’orrore del massacro delle Foibe distoglie dalla missione di negare quella che a loro dire è la legittimità di una persecuzione feroce, è il disinteresse collettivo di una maggioranza incapace di indignarsi, o meglio di infuriarsi, a ferire di più.
Un disinteresse che a quanto pare è anche per certi versi istituzionale visto che, salvo qualche condanna strappata di bocca agli amministratori di turno, quasi mai si è sollevato un moto di rabbia nei confronti di chi, nel giorno del Ricordo, in qualche modo esalta un massacro. Giustificandolo. Vero, parliamo di contesti geopolitici e storici diversi, ma quanto rumore farebbe – e sarebbe sacrosanto – una bandiera con la svastica nazista sventolata da qualche idiota un 27 gennaio qualsiasi, giorno della Memoria, che commemora le vittime dell’Olocausto?
Ancora una volta dunque per molti sembra che la storia sia fatta di morti di serie A e morti di serie B. Una suddivisione odiosa che forse mai troverà una sintesi che porti a una condanna ferma, inossidabile e senz’appello degli orrori figli di ogni dittatura.