Luca il medico, Noah lo studente, Alessandro il ricercatore, Jasklo il colladautore specializzato. Sono (anche) loro i dannati della ferrovia Faentina, devastata dalle frane e dalle interruzioni. Da anni si scontrano con i disagi creati da una linea che funziona a singhiozzo e che si ferma ogni volta il rischio maltempo si abbatte sul territorio mugellano–romagnolo. Come arma di difesa usano la pazienza e come consolazione hanno la speranza, che purtroppo sembra consumarsi ogni giorno di più. Per raggiungere Faenza devono prendere la navetta e invece di mezz’ora impiegano 45–50 minuti, se tutto va bene.
Alla stazione di Marradi tanti dei pendolari che dal Mugello e dai paesini intorno puntano la cittadina romagnola sono studenti. Per loro arrivare in orario è tutto. Lo sa bene Noah Morini, 18 anni, incontrato davanti alla stazione romagnola appena sceso dalla navetta sostitutiva. Racconta la sua odissea fatta di sveglie all’alba e ansia di non giungere a destinazione. Dice che spesso quando arriva in ritardo per colpa del treno o della ’corriera’ si scontra contro il muro dei professori: "Mi dicono che mi devo organizzare – spiega con l’espressione rassegnata – A volte è frustrante perchè non dipende da me. In realtà è difficile anche solo guardare l’orario dal sito e i bus sono impossibili da monitorare. E’ una sorta di viaggio della speranza". E per chi si aspetttadei rimborsi sull’abbonamento, ora che la tratta è interrotta deve fare i conti con la realtà: "Niente di niente, continuo a pagare il prezzo intero", saluta Noah.
Ma sul muretto al freddo, ad aspettare il bus a Marradi, non ci sono solo studenti. C’è anche Alessandro Corozzi, 45 anni, ricercatore del Cnr di Faenza. Nella vita si occupa di ceramiche per il settore aerospaziale. Per lui i bus sostitutivi quando funzionano sono una soluzione valida: "Il problema è la poca frequenza delle corse, specialmente al ritorno – dice mentre scatta per non perdere il posto – Questa tratta la faccio tutti i giorni da un paio d’anni. Per chi lavora è fondamentale un incremento dei passaggi".
Sul treno che da Firenze va verso Marradi c’è anche Luca Filipponi. Vive a Borgo San Lorenzo ma fa il veterinario verso Modigliana, sotto l’Asl Romagnola. Si occupa di cavalli, sia da maneggio che sportivi, e fa il pendolare dal 2016: "In otto anni ne ho viste di tutte – sono le 5.45 del mattino, si appoggia sul sedile con fare stanco – Il problema più grosso oltre le interruzioni riguarda la comunicazione. Si può dire che è pari a zero. E’ difficile capire qualcosa dal sito e spesso le interruzioni della tratta non vengono neanche segnalate ai pendolari. Uno arriva a Marradi e scopre che deve scendere. Anche dall’applicazione spesso si creano problemi". Luca i disagi della Faentina li vive sulla pelle: "Spesso il treno viene cancellato, non solo per il maltempo ma anche per i guasti. Ad arrivare a lavoro in ritardo ormai ci ho fatto l’abitudine".
Non è il solo che è stato costretto a metabolizzare i disagi. C’è anche Jasko Saulhovic, 34 anni, della Bosnia ma dal ’94 a Marradi: "Faccio il collaudatore nella biomedica – racconta – I bus sostitutivi sono una buona soluzione ma spesso si fermano. La linea è bersagliata dai ritardi e dalle cancellazioni. Dove lavoro adesso sono molto comprensivi, ma non è sempre così. Ci sono datori di lavoro che il ritardo lo fanno pagare caro".
Gab.Man.