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L’iniziativa rientra nella mobilitazione indetta in tutta Italia dai sindacati
di Sandra Nistri
Sciopero per l’intera giornata con presidio di due ore davanti all’ingresso del negozio di Sesto, ieri, dei lavoratori del colosso svedese del mobile Ikea. L’iniziativa rientra nella mobilitazione indetta in tutta Italia da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil, che hanno deciso di interrompere le trattative per il rinnovo del contratto integrativo aziendale (è in campo in totale un pacchetto di 24 ore di sciopero, articolato in 8 ore a livello nazionale e 16 ore a livello territoriale).
"Dopo una trattativa che va avanti da un anno e mezzo – spiega Veronica De Michele Fisascat Cisl Firenze e Prato – non c’è stata alcuna apertura da parte dell’azienda, in particolare su alcuni punti relativi ai nuovi punti vendita. In questi siti infatti, che Ikea è riuscita ad aprire grazie a fatturati importanti, non ci sono le stesse agibilità sindacali che esistono nei negozi più vecchi".
Non fa eccezione lo store in zona Osmannoro a Sesto aperto nel 2002 che conta oggi circa 300 lavoratori: "I nuovi assunti – dice Ilaria Paolini Filcams Cgil - non hanno i diritti che hanno i vecchi dipendenti quindi noi vorremmo che un’azienda sana come è Ikea togliesse queste differenze. Non è giusto che chi lavora con me la domenica prenda la metà perché per due anni non ha diritto a niente. C’è poi il punto dell’azzeramento delle professionalità e del riconoscimento del terzo livello con tempistiche molto più lunghe del contratto nazionale di lavoro".
Da Ikea, intanto, arriva la conferma della rottura della trattativa: "Pur nel rispetto delle decisioni dei sindacati – spiega l’azienda - siamo dispiaciuti dell’esito riscontrato, in quanto l’impegno dell’azienda era volto a migliorare ulteriormente le condizioni economiche già riconosciute a tutti i co-worker dall’attuale contratto integrativo con interventi sia sul versante del welfare che delle maggiorazioni". In più – prosegue Ikea – "sarebbero stati previsti maggiori investimenti in formazione e l’introduzione di un importo annuale per tutti i lavoratori da poter spendere su una piattaforma di welfare in beni o servizi".