Le librerie possono anche essere su ruote, come si sa. A Firenze ne esiste una storica, è in piazza Beccaria. L’avventura di questo banco di libri usati di ce la racconta Fabio: "Tutto inizia con Armido Fanetti, che nel 1947 rileva il barroccio dei libri posizionato sotto l’arco di Porta alla Croce. Il figlio Danilo partecipa all’avventura fino alla scomparsa del padre Armido. Dunque lui e il fratello Giorgio ereditano il barroccio, e per volontà del Comune di Firenze lo spostano da sotto l’arco di Porta alla Croce a Piazza Beccaria angolo Via Gioberti, dove tutt’oggi si trova. "Ma c’è anche un altro inizio: nel lontano 1978, l’allora ragazza madre Ilva (mia mamma) incontra e conosce Danilo ‘Pinzo’. Da quell’incontro scaturì una lunga storia molto sentimentale. L’amore non ha età: mia madre Ilva aveva 50 anni e Danilo 56. Lui aveva il suo bel barroccino di libri usati in piazza Beccaria, mentre mia madre era infermiera all’ospedale San Salvi, che dai fiorentini di allora veniva chiamato “i tetti rossi“. Successivamente, Danilo rimane l’unico proprietario della libreria. Nel 1992 il barroccio viene ceduto a me, che nel frattempo avevo usufruito della legge dei baby pensionati con diciannove anni, sei mesi e un giorno lavorativo, perché volevo affiancare Danilo al banco dei libri, in quel lavoro meraviglioso a continuo contatto con il pubblico più variegato, fatto di incontri e conoscenze. "La relazione di Danilo con mia mamma è durata fino a che la morte non li ha separati: nel 1993 Danilo se n’è andato in visita nell’Altro Mondo, dal quale non si torna. Per me, senza troppa esperienza in quel tipo di attività, voleva dire cominciare tutto da capo. Innanzi tutto per quanto riguardava il barroccino, perché necessitava di due persone per spostarlo, uno alla guida delle stanghe, l’altro dietro a pigiare. Quindi mi sono dovuto sistemare autonomamente ordinando un banco con il motore, in modo da poterlo spostare senza l’aiuto di nessuno. E così dal 1993, per oltre trent’anni, ho gestito l’attività da solo. Con il tempo ho avuto l’aiuto e la solidarietà di altri colleghi sparsi nel centro di Firenze: dalla famiglia Rossi con il banco in via Martelli, dal banco di piazza San Firenze, da quello sotto la Loggia del Pesce in Sant’Ambrogio. "Ho conosciuto personalità pubbliche, politiche e del mondo dello spettacolo. Ad esempio i vari sindaci, fra cui Primicerio, che aveva ribattezzato il banco "l’angolo della cultura", oppure l’attore e regista Paolo Poli. "Ricordo le storie partigiane che mi raccontava Silvano Dami, che fu guardia del corpo di Togliatti dopo l’attentato del ’48. Ricordo Osvaldo, classe 1922 come Danilo, suo amico d’infanzia, che nel ’43 scortò Mussolini, sfiduciato il 25 luglio dal Gran Consiglio, fino a Gaeta. "Insomma, per fare il riassunto di oltre trent’anni di questo bellissimo lavoro occorrerebbe riempire diversi quaderni interi. Durante la mia attività ho richiesto e ottenuto dal Comune la licenza come attività storica fiorentina. Sono rimasto il proprietario del barroccio fino al 2023, quando per raggiunti limiti di età ho ceduto l’attività a un baldo e volenteroso giovane, che continua a mandare avanti il barroccio (anche se sta fermo) con grande passione". Insomma, le librerie attraversano la storia e sono un crocevia di conoscenze.
CronacaIl barroccio della cultura