Il "bio" alla conquista delle città. Svolta delle aziende agricole

Sempre più numerosi in Toscana i negozi che propongono la filiera corta: il settore è in crescita

Il "bio" alla conquista delle città. Svolta delle aziende agricole

Il "bio" alla conquista delle città. Svolta delle aziende agricole

I negozi di fattoria sbarcano in città. In principio furono i gas, i gruppi di acquisto solidale che sondavano le campagne toscane a caccia di prodotti bio e di filiera corta. Ma la novità è che le storiche aziende agricole della Toscana specializzate in coltivazioni e allevamenti biologici scelgono di aprire i loro negozi nei centri abitati. Gli ultimi a percorrere questa strada in ordine di tempo sono i ‘padri nobili’ del movimento bio della regione: Poggio di Camporbiano (Gambassi Terme), Podere Fontecornino (Montepulciano), Fattoria di Selvoli (Poppi) Le Sorgenti di San Godenzo (Firenze) e Azienda agricola Floriddia di Peccioli, che recentemente hanno aperto un negozio in proprio a Firenze nella residenziale via Maroncelli. Aziende agricole che hanno puntato sulla qualità del prodotto, abbandonando coltivazioni e allevamenti intensivi per virare sulla stagionalità, sulla semina delle specie del territorio, e soprattutto sulla gestione dei processi interamente nel rispetto della natura.

Secondo un’indagine Nomisma del febbraio scorso, rilanciata da Federbio, la federazione di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, il settore biologico mantiene un ruolo chiave nella filiera agroalimentare con un mercato interno (consumi interni e fuori casa) che sfiora i 5,4 miliardi di euro e un export di prodotti biologici made in Italy che raggiunge i 3,6 miliardi. Chiaramente la crisi economica del 2023 ha portato gli italiani ad adottare strategie di salvaguardia del potere di acquisto, con 9 italiani su 10 che hanno messo in atto strategie per gestire la spesa alimentare: il 71% ha rinunciato all’acquisto di prodotti superflui, il 64% ha effettuato la spesa guardando in primis alle promozioni mentre più di 6 italiani su 10 hanno acquistato prodotti a marchio del distributore. Sul 2024 tuttavia Federbio prevede un miglioramento delle intenzioni di spesa degli italiani anche e soprattutto per quanto riguarda la qualità del cibo che deve essere salutare, tradizionale, a basso impatto ambientale, semplice, essenziale. Il canale della distribuzione resta il preferito, ma secondo i dati di Federbio stanno prendendo campo anche i negozi di vicinato, soprattutto se sono legati direttamente dalle aziende. Le cinque aziende agricole che si sono associate aprendo il loro punto vendita a Firenze, hanno a loro volta spacci di fattoria e altri canali di riferimento nella vendita dei loro prodotti.

Ma il negozio ‘in proprio’ in città rappresenta uno scatto in avanti. Un luogo dove si troveranno frutta e verdure di stagione e ovviamente non in quantità illimitate, latte e latticini sempre secondo produzione. Ma anche un luogo dove fare ‘cultura’ visto che tra le necessità che i consumatori evidenziano, sempre secondo Federbio ci sono quella di entrare nel merito della comprensione delle differenze esistenti tra il prodotto bio e quello convenzionale e quella di capire i vantaggi concreti del metodo bio per l’ambiente.