
di Emanuele Baldi
In piazza Puccini a mezzanotte salta su un ragazzino che fino a un secondo prima scherzava su di giri con due amiche streghette in modalità Halloween. "Oh, ma che è questa la Leopolda". "No, tra due fermate" risponde Luigi paziente.
Capita a volte che qualche germoglio d’uomo cresciuto nei palazzoni degli ultimi lembi di periferia, a Peretola, faccia un po’ di confusione quando arriva in un dì di festa in centro. Quindici anni, beato lui.
L’Ataf è stata tanti piccoli mondi antichi di una città bella e strana. Troppo grande per essere un paesone, troppo piccola per essere una metropoli.
È stata i piccoli mondi di Mario ’il prof stralunato di Gavinana’, che con i libri sotto braccio da trent’anni prende il 23 in viale Giannotti, di Marina che a 93 anni ogni mattina scende in via dei Vecchietti e va a fare la sartina in via dello Studio, di "tutti quelli che so che arrivano sempre un minuto dopo alla fermata e allora io li aspetto" sorride il nostro autista che finita la spola tra Campi e i viali, alle due porterà il pachiderma arancione numero 30 in deposito, spegnerà il motore e scriverà la parola fine a una storia iniziata il 25 ottobre del 1945, quando l’Azienda Trasporti dell’area Fiorentina si mise in moto nelle strade sanguinose, impolverate e vogliose di futuro di una città che rialzava il capo dopo le bombe.
E’ la notte delle zucche e i giovani non lo sanno che il loro viaggio verso il centro è l’ultimo di una bel romanzo popolare iniziato quando i loro nonni rigovernavano Firenze. Un viaggio come un altro, d’altronde l’unico dettaglio è che quella piccola scritta, Ataf, è già stata cancellata dai muscoloni del bus. "C’è un po’ di commozione, e chi lo nega? – dice Luigi mentre le luci della festa schizzano frenetiche sui viali bucando l’aria morbida e già appicose delle acque atlantiche in arrivo sulla città – Quest’azienda è stata la storia di Firenze". "Piglio il 3, vo a vedere la Fiorentina". "Fino a che ora c’è il 14?". "I’mi figliolo va al Michelangelo, c’è il 6 lo scende lì davanti".
Quanta strada nei tuoi sandali, Ataf. Quanti numeri che semplici numeri non sono, ma scampoli di storia (Ci pensate che alla tombola a Grassina, servita dal bus 31, quando esce il 32, l’Ataf dell’Antella, piuttosto che rammentare "quelli là" dicono 31 più 1?).
Tenera è la notte e vanno piano piano tutti a letto quando Luigi lascia Campi Bisenzio e si avvia lento verso il deposito di Peretola.
Buonanotte Ataf! Quante volte ti siamo saltati dentro mentre fuori la pioggia c’inzuppava, quante volte te ne abbiamo dette di tutti i colori perchè a quella fermata proprio non c’arrivavi e i display con gli orari erano ancora fantascienza. Dai, fa niente. Oggi è solo tempo di salutarci.
Quando Luigi parcheggia non lo vediamo più ma che i suoi occhi siano gonfi lo si capisce fin da qui.