"Quando si tratta di sicurezza ogni lavoratore deve trovare lo stesso ascolto, indipendentemente dal ruolo e dalla categoria di appartenenza". A dirlo, a margine della manifestazione che ieri ha popolato il cuore di Calenzano, è il segretario generale della Filt Cgil trasporti di Firenze-Prato-Pistoia, Claudio Gani. Perché la tragedia avvenuta lunedì nel deposito Eni ha fatto emergere anche la difficoltà di farsi ascoltare da parte dei camionisti, in gran parte appartenenti a ditte esterne e in alcuni casi lavoratori in proprio, i cosiddetti ‘padroncini’.
"Scriveremo una lettera a livello nazionale come categorie dei trasporti – ha spiegato ancora Gani – per capire come migliorare l’81/2008 (il testo unico sulla sicurezza sul lavoro ndr) e far sì che, laddove ci siano situazioni di difficoltà, anche una ‘povera’ ditta in appalto possa fermare i lavori. Spesso si punta il dito sugli appalti, ma il tema è anche che tutti i lavoratori sono uguali: se uno ravvisa un problema di sicurezza ci vorrebbe quella cosa che in tante fabbriche c’è e che è lo ‘stop and go’".
"Potrebbe essere – spiega ancora – un elemento che salva la vita in casi del genere. Se fossero state ravvisate delle anomalie e se un lavoratore, anche l’ultimo della catena, avesse potuto dire ‘fermiamoci’ senza rischi di rappresaglie, senza committenze che ti dicono ‘se rompete tanto le scatole vi si toglie il lavoro’ o cose di questo tipo, forse, chissà, si sarebbe potuta evitare anche questa tragedia".
Alla base delle difficoltà anche l’iter formalmente previsto, con la possibilità di inviare segnalazioni solo da parte delle categorie sindacali di riferimento. Una procedura che rischia di rendere muto ogni appello o rilievo possibile per migliorare la condizione dei lavoratori. Una spirale del silenzio che, per il segretario generale della Filt Cgil, deve essere spezzata per sempre.
"In questo caso – ha detto ancora Gani – in caso di problemi riscontrati dagli autisti, avremmo comunque dovuto rivolgerci alle categorie sindacali dei chimici e dire loro di chiedere all’azienda un incontro sul tema. A quell’incontro, poi, ci sarebbero andati i rappresentanti sindacali dei chimici e non noi. Così è previsto al momento, per come è fatto il sistema. E proprio su questo chiederemo un incontro. Crediamo che possa essere anche un tema modificabile". E per non rendere vano il sacrificio delle cinque vite spezzate per sempre in via Erbosa, adesso la richiesta è una sola: cambiare in meglio le regole.
"Chiaramente non su tutto, perché relativamente alle condizioni di lavoro è giusto che ognuno sia titolare del proprio contratto, ma sulla sicurezza non si possono avere queste divisioni. Che siano morti dei metalmeccanici o dei trasportatori, cosa cambia? Oggi siamo qui – conclude il segretario della Filt Cgil – per puntare il dito contro l’incapacità di considerare la sicurezza come uno dei temi principali".
Lisa Ciardi