REDAZIONE FIRENZE

Il caso Sollicciano. L’ex cappellano attacca: "Carcere abbandonato"

Don Vincenzo Russo: "Forse dovrebbero essere trasferiti tutti i detenuti"

La protesta dello scorso luglio a Sollicciano, dove furono date alle fiamme due sezioni per i detenuti definitivi. A scatenare la rivolta il suicidio di un detenuto

La protesta dello scorso luglio a Sollicciano, dove furono date alle fiamme due sezioni per i detenuti definitivi. A scatenare la rivolta il suicidio di un detenuto

Su Sollicciano non intendendo placarsi i venti di bufera. Dopo l’ennesimo provvedimento del tribunale di sorveglianza che bacchetta l’amministrazione penitenziaria per le condizioni igienico-sanitarie del penitenziario, anche l’ex cappellano Vincenzo Russo torna sul tema dei diritti dei detenuti e sopratutto delle responsabilità dei vertici del dipartimento. "Nell’ultimo periodo il carcere di Sollicciano è senza direttore, a motivo di assenza per malattia", esordisce il religioso. "Questa mancanza non è qualcosa che si possa trascurare – continua –, dal momento che un luogo così gravato da preoccupanti problemi e questioni non risolte non può permettersi il lusso di rimanere senza riferimenti certi e soprattutto operativi".

Sull’ultima sentenza commenta: "È intimato un termine di sessanta giorni all’amministrazione del carcere per realizzare i numerosi interventi già programmati e necessari per intervenire a vari livelli". Il pronunciamento è nato su istanza presentata dal legale di un detenuto, "il quale ha portato per l’ennesima volta a evidenza il carattere disumano di quell’istituto – aggiunge –, dove spesso manca l’acqua per la doccia e quella calda nelle celle è una chimera".

Il giudice chiede quindi di risolvere i problemi, pena il trasferimento del detenuto in un altro carcere. "Viene da chiedersi: stando così le cose, non dovrebbero forse essere trasferiti tutti i detenuti, sancendo definitivamente la necessità che su un simile carcere cali definitivamente il sipario?", tuona l’ex cappellano. Che poi affonda la l’accusa sul Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: "Di fronte a tutto quello che accade – dice –, quello che sorprende è, particolarmente, il silenzio fattuale del Dap, dal quale non sembrano provenire indicazioni alcune volte a porre finalmente un vero stop a quanto di inaccettabile, ormai da troppi anni, sta accadendo a Sollicciano".

Sono note e continuano ad ogni livello "le degradate ed insalubri condizioni degli ambienti – conclude –, le criticità cui sono sottoposte le persone detenute nel vivere quotidiano, la fatiscenza di locali e di percorsi trattamentali del tutto insufficienti". Soprattutto è noto "il dramma di quelle persone per le quali, proprio per le condizioni della detenzione, il carcere è diventato tomba. Quelle pareti si sono chiuse intorno a loro diventando muri che hanno diviso per sempre quello spazio dalla vita".