
Il Centro ginnastica rimane senza maestri "Non si trovano più"
"La dirigenza non può inchiodare gli insegnanti in palestra. Se hanno deciso di trasferirsi ci possiamo fare poco. Hanno avuto un’offerta di lavoro migliore a Milano e l’hanno accettata. Non abbiamo personale per continuare con questa disciplina, e di maestri se ne trovano pochi". La commenta con amarezza la chiusura della sezione di ginnastica acrobatica, il presidente del Centro ginnastica Firenze Roberto Bellapadrona. Frequentata da 18atleti (prevalentemente minorenni), 10 dei quali agonisti, la classe nei primi giorni di luglio affronterà una gara internazionale ma, causa mancanza di personale, da domani non potrà più allenarsi. La notizia era arrivata con una mail, che informava le famiglie e aveva creato diversi malcontenti. In particolare si lamentava la mancanza di dialogo con la dirigenza e l’incapacità di adottare soluzioni alternative per evitare la chiusura: "Non si capisce perchè la sezione chiuda se rimangono due insegnanti su quattro – spiega uno dell’ambiente che preferisce l’anonimato –. Dieci atleti sono agonisti e due hanno rappresentato l’Italia prendendo parte a gare europee e mondiali. Anche la Turin cup di luglio è una gara di livello. Invece di trovare una soluzione hanno scelto la strada più facile: chiudere. Così si lasciano a piedi ragazzi che stanno 15 ore a settimana in palestra per ottenere risultati".
Il presidente si è anche confrontato con l’assessore allo sport, e sottolineando l’attaccamento alla disciplina e ricordando che si è speso in prima persona affinchè 11 anni fa la sezione venisse creata, ha spiegato quanto sia difficile trovare insegnanti: "Purtroppo è un settore di nicchia. Le palestre sono prevalentemente al nord, non è facile portare qui i maestri". Con chi dice che non ha mosso un dito Bellapadrona è chiaro: "Hanno avvertito a metà maggio e non ci hanno dato possibilità di rilancio. Rimangono due maestre, ma sono giovani e non hanno le qualifiche necessarie. La gara comunque si svolgerà, il centro ha dato il massimo ".
Gabriele Manfrin