LUIGI
Cronaca

Il clima cambia. Servono misure eccezionali

Caroppo Non c’è più tempo da perdere. Se l’emergenza maltempo diventa quotidiana bisogna rispondere con misure eccezionali. Altrimenti siamo condannati a...

Caroppo

Non c’è più tempo da perdere. Se l’emergenza maltempo diventa quotidiana bisogna rispondere con misure eccezionali. Altrimenti siamo condannati a fare il giorno dopo sempre il conto dei danni, a verificare le ferite sul terreno fragile, a invocare lo stato di calamità. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, anche dei più scettici. Inverno poco freddo, temperature primaverili anzitempo. Il 2024 è stato l’anno più caldo degli ultimi decenni anche in Toscana, dove si è registrata un’anomalia di più 1,35 gradi rispetto al trentennio 1991-2020 e di più 2,3 gradi se si confronta con le medie del periodo 1961-1990. E il 2025 è iniziato come è finito: gennaio è stato tra i più caldi degli ultimi 70 anni con una temperatura che è stata 2,4 gradi sopra la media. Le piogge si sono concentrate soprattutto in alcuni mesi, (gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, settembre, ottobre), mentre è piovuto molto meno del normale a luglio, agosto, novembre e dicembre. Il mese in cui è piovuto molto più della media è stato febbraio, il doppio rispetto al normale. Non ci sono solo le ’bombe d’acqua’ improvvise e fortissime; stavolta la paura è stata provocata da precipitazioni e rovesci, anche temporaleschi, continui, per oltre 36 ore, senza tregua. Eventi eccezionali. La difesa del suolo e la riduzione del rischio idrogeologico devono essere in testa all’agenda della politica. Ci vuole un piano straordinario per mettere mano a progetti iniziati e auspicati. Esempi? Le casse di espansione dell’Arno da concludere (quelle esistenti sono molto utili), i piccoli corsi d’acqua da regimentare, i torrenti con alvei da allargare, il reticolo minore da liberare dalla rete tombata. Manutenzione ordinaria e straordinaria. Più uno stop rigoroso al consumo del suolo. Le mappe del rischio ci sono. Usiamole e rendiamoci conto una volta di più che il territorio fragile non può farcela a resistere al cambiamento climatico.