
Subsonica approdano stasera (ore 21) al Teatro Cartiere Carrara di Firenze, nell’ambito del ’Subsonica Club Tour 2025’ prodotto da Live Nation
"Siamo particolarmente in forma per questo tour, probabilmente anche perché arriva subito dopo la tournée europea più gratificante che abbiamo mai fatto. Un bel viaggio tutti insieme, che ci ha visti esibire a Londra davanti 2.300 persone e in altre location prestigiose, come la Sala Apollo di Barcellona". A parlare è la band torinese dei Subsonica che, archiviata la parentesi estera, torna in Italia e fa tappa stasera (ore 21) al Teatro Cartiere Carrara con il ’Subsonica Club Tour 2025’. Per Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio sarà l’occasione giusta per condividere con il pubblico tutta la potenza e il calore del loro sound.
Max, che concerto sarà? "Abbiamo deciso di creare molti medley, molte parti in cui i pezzi entrano l’uno nell’altro, come se fossero proposti da una console di un dj. In qualche modo useremo il ritmo come un esperanto, proprio per arrivare subito al cuore della gente. Ci piace usare la musica che fa ballare con la cassa dritta e trasformarla in canzoni".
Come al solito, il set sarà ricco di immagini visuali? "No, il Club Tour punta molto più sulla musica, sulle sfumature, su una scaletta incessante. Rispetto al precedente tour super scenografico, saremo molto più a contatto con la musica suonata. Al massimo ci affideremo a un bel gioco di luci. Ci sarà molta pressione sonora a distanza ravvicinata, sarà tutto molto avvolgente. È quello è l’elemento chiave di tutto, che sveleremo raccontando la nostra storia che comunque attinge ormai a dieci album, con due ore molto intense di musica".
Per voi questo tour è un’ennesima conferma? "Sì, anche se è difficile far capire a qualcuno che non ci abbia mai sentito cosa esattamente facciamo come genere. Sinora la nostra popolarità ha viaggiato molto per contagio fra le persone che sono venute a vederci suonare. Dal vivo si capisce tutto, non serve spiegare molto. Tutto nasce dall’esigenza di prendere gli stimoli musicali che ci appassionano per poi metabolizzarli e tradurli in un nostro linguaggio, in uno sguardo verso la contemporaneità che continua ad appassionarci".
Vi sentite un po’ i portavoce della Generazione Z? "Tutte le generazioni hanno i loro codici, che vengono espressi meglio in linea retta dai loro coetanei che sono protagonisti ed è giusto che sia così. Però potremmo essere considerati un po’ i loro fratelli maggiori".
Il nuovo album a che punto è? "L’ultimo, ’Realtà Aumentata’, era un manifesto che giocava su un immaginario tecnologico per raccontare il presente attraverso diversi angoli di lettura. In questo periodo invece, per la prima volta, stiamo incrociando il tour con la scrittura di un nuovo disco. Già questo è un buon terreno di ispirazione, ha già tutto un suo carattere. Stiamo ancora lavorando sulle composizioni, alle canzoni, in maniera artigianale. Noi partiamo sempre dalla musica, però c’è una suggestione di base che ha molto a che fare con un viaggio che abbiamo fatto di recente tutti insieme a Essaouira, in Marocco, una delle capitali della musica gnawa, un luogo musicalmente molto intenso. Siamo andati lì a isolarci per scrivere, abbiamo suonato strumenti strani, con musicisti altrettanto strani perché volevamo utilizzare linguaggi sonori che non sono i nostri. Per quello che sarà il nostro undicesimo album abbiamo messo a confronto insomma la nostra ispirazione con una delle frontiere più estreme della musica".