
Il leader della Lega Matteo Salvini, 52 anni, ieri al congresso della Lega a Firenze. A destra in alto, l’europarlamentare Roberto Vannacci, classe 1968
Un filo di benzina in più in un motore che negli ultimi anni ha dato diversi grattacapi – con i sondaggi che indicano la colonnina di mercurio del gradimento in risalita – e la Lega prova a rilucidarsi i muscoli e darsi un tono nella due giorni fiorentina del congresso federale alla Fortezza da Basso dove oggi il segretario Matteo Salvini – molti colonnelli del quale spingono per un suo ritorno al Viminale – verrà rieletto tale perché altre candidature non ce ne sono.
Maquillage estetico non più rimandabile quello del Carroccio anche perché i veleni intestini – più o meno occultati in riva d’Arno – non sono un mistero per gli addetti ai lavori che registrano un solco che minaccia di allargarsi tra leghisti duri e puri, qualcuno con il marchio di fabbrica bossiano dell’autonomia e l’identità ancora sulla pelle, e i ’nuovi’ sovranisti di matrice vannacciana. E non solo.
È proprio Salvini, in apertura di congresso (dove c’è da registrare la battuta del governatore veneto Luca Zaia sulla sua non candidatura alla segreteria. "Sarai sempre il secondo" lo provoca Enrico Lucci, "Eh no, non sono il Toto Cutugno della Lega" ribatte lui) a cercare di rincollare preventivamente i cocci. Lo fa prima mandando un messaggio ai suoi ("qui ci sono donne e uomini che da tutta Italia, oggi e domani, costruiranno la storia futura del nostro Paese"), quindi un secondo a Roma ("la Lega è il collante del governo"). Colla che tuttavia non sembra delle più potenti perché, se è vero che oggi alla platea del Carroccio parlerà in un videomessaggio la premier Giorgia Meloni, lo è altrettanto che qualche ora prima del congresso fiorentino, da Roma, il vicepremier forzista Antonio Tajani – in merito alla posizione della Lega che preme per una trattativa bilaterale sui dazi – faceva scoccare un dardo non proprio al miele: "Trattare con gli Usa in materia commerciale è competenza esclusiva della Commissione europea".
Sono proprio i temi internazionali quelli che scottano di più. E anche qui Salvini media. O almeno ci prova. "Dobbiamo contrattare con i nostri amici americani nel nome della qualità, perché impresa italiana significa qualità. Noi competiamo sulla qualità del prodotto. La trattativa ci deve essere, sarà delicata, ma è sempre meglio dialogare che guerreggiare".
In mezzo c’è il collegamento più atteso, quello di Elon Musk. Qui i toni sono meno ’limati’. Sugli stranieri ("L’immigrazione di massa è folle, porterà alla distruzione di qualsiasi Paese che la consenta"), sulla guerra ("Stiamo vedendo morire tante persone senza avere un piano. Tutto questo è inumano. Trump ha ragione: il massacro va fermato"), sui dazi ("Spero non ci siano"). Dal palco parlano anche i ministri. Roberto Calderoli invita ad "alzare la voce" sulle autonomie per e poi ripuntare alle macroregioni. Capitolo terzo mandato. "I cittadini devono scegliere – dice il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga – difendendo la necessità di introdurlo in tutte le Regioni". Tutto fila liscio intanto fuori dalla Fortezza con il corteo dei ’No Nato’ che viene tenuto a distanza e comunque si limita giusto a lanciare qualche coro.