
di Christian Campigli
Costanza, dedizione e desiderio di non arrendersi sono armi in grado di superare anche le peggiori avversità. Gabriele Andriulli è la dimostrazione vivente che questa filosofia non è solo un concetto astratto, lontano dalla realtà. La riprova che i limiti esistono solo nella nostra testa. Quarantadue anni, fiorentino, è il primo culturista italiano ad aver vinto l’Arnold Classic, la più importante competizione di body building del mondo. Gabriele ha trionfato a Columbus, in Ohio, nella categoria "wheelchair". L’atleta fiorentino infatti da dieci anni vive su una carrozzina. Dopo un incidente stradale che lo ha quasi ucciso. "Ero un imprenditore, lavoravo nel settore dell’abbigliamento in pelle. Stavo tornando in azienda quando mi sono addormentato sulla Fi-Pi-Li, all’altezza di Santa Croce sull’Arno. Sono rimasto dieci giorni in coma. Poi, quando mi son svegliato, ho scoperto che non avrei mai più potuto camminare. I danni alla colonna vertebrale era irreversibili. Non posso negare che siano stati momenti difficili. Ho provato paura, rabbia e non riuscivo ad accettare che fosse capitato proprio a me. Nei dieci mesi successivi, nei quali ho vissuto all’unità spinale di Careggi, ho capito che ero ancora vivo. E dovevo reagire. Quel giorno non si è chiuso un capitolo della mia vita. Si è chiuso un libro. Così, attimo dopo attimo, ho aperto un altro libro, diverso, migliore e peggiore a seconda dei punti di vista. Ma certamente diverso dal primo. Ho ricostruito la mia indipendenza. Io vivevo da sempre da solo e appena uscito sono tornato nella mia casa. Mi sposto in auto, anche perché usare i treni regionali, per un disabile, è sostanzialmente impossibile. Ho fatto migliaia di chilometri sulle mie gambe, oggi sto facendo milioni di chilometri sul mio corpo. L’incidente mi ha cambiato: vivo molto più di emozioni. Sono fidanzato ed ho gatto di nome Totò".
Un incidente che ha segnato la sua vita, nella quale c’è stato un prima e un dopo. "Tante persone mi son state vicino, molte altre le ho perse, si sono allontanate. Non riuscivano a vedermi in carrozzina. È il mondo che ti ricorda che sei disabile. Un mio amico in ospedale è svenuto. E poi non è più venuto a trovarmi".
Il culturismo, la voglia di vincere e di impegnarsi, è stato un passaggio determinante nella seconda vita di Gabriele. "Avevo già fatto venti gare in piedi. Come dilettante. Son diventato professionista nella categoria wheelchair. Nel 2013 mi son trasferito negli Stati Uniti, a Miami. Sono stato seguito da medici della fondazione di Christopher Reeve e proprio in Florida ho ripreso ad allenarmi, Nel 2014 ho vinto la prima gara da pro, la mia prima volta al Mister Olympia nel 2018 a Las Vegas. Ho partecipato tre volte con un quinto e due secondi posti. All’Arnold (gara creata dalla più grande icona vivente del body building, Arnold Schwarzenegger) ho gareggiato cinque volte: due volte secondo, due volte terzo e quest’anno, finalmente la vittoria. È stata una lunga avventura, iniziata con la preparazione alla gara portata avanti alla palestra Bside di Campo di Marte. Un percorso nel quale sono stato aiutato dal mio allenatore Francesco Barchielli e da Andrea Presti, il mio coach. Un trionfo che dedico ai miei due angeli: la mia nipotina Alice, che mi guarda dal cielo e mia nonna Mimma, scomparsa nel 2017".