Il dentista scrittore: "Il mio romanzo fra finzione e realtà"

L’esordio di Santo Papaleo: "Un noir che parla di mafia"

Il dentista scrittore: "Il mio romanzo fra finzione e realtà"

Esordio letterario per Santo Papaleo, odontoiatra e appassionato di storia del crimine

S’intitola ’U Zu Rafele’ (Academ Editore) il libro che segna l’esordio letterario di Santo Papaleo. Odontoiatra e appassionato di storia del crimine, in questo romanzo intrigante e avvincente che si fa leggere tutto d’un fiato, in un susseguirsi di scene e dialoghi intensi, mantiene viva e alta l’attenzione su uno sfondo sociale, umano e morale desolante. "Sono nato all’Isola di Capo Rizzuto, in Calabria – spiega Santo Papaleo – ma vivo e lavoro da molti anni a Firenze. Era da tempo che volevo scrivere questo libro. Provengo da una realtà dove purtroppo la ‘ndrangheta la fa da padrona. Personalmente ne ho avuto un’esperienza quasi diretta, perché, purtroppo, tanti miei amici d’infanzia erano figli di mafiosi di primo livello. Io ho preso una buona strada, ma per un bambino che nasce in un territorio ad alta densità mafiosa, è alto il rischio che si rovini per sempre prendendo una cattiva strada. Questo libro si rivolge a tutti coloro che sono interessati a conoscere le mafie, a cui piace il noir, ma ci sono spunti anche per addetti ai lavori, anche se romanzati. Il protagonista principale è Zu Rafele, capo indiscusso di società, ma un altro protagonista è anche il suo piccolo suo nipote, che si chiama come lui, perché nel meridione c’è l’usanza che i nipoti prendano il nome dei nonni. Questo bambino, a differenza di tutti gli altri, non vuole intraprendere la malavita. Il senso del libro è in questo squarcio di luce in cui rinascere, che per le nuove generazioni significa coltivare la speranza di poter avere un cammino della vita sano".

’U Zu Rafele’ è un romanzo snello, essenziale, dai contorni netti, avvincente come una spy story e un thriller. In cui il piccolo nipote procura anche un ravvedimento in Zu Rafele: "Era questa la novità – scrive l’autore – e la verità, non voleva più sentire parlare di guerra e neanche di vendetta. Aveva calato un sipario, eretto un muro. Di là stava l’indomabile e terribile Zu Rafele del passato. Di qua, quello di adesso e del futuro prossimo: sfumato, ammorbidito, riflessivo, umanizzato. E la sensazione, era che per lui non sarebbe stato nulla più come prima".

Maurizio Costanzo