Un video aereo, realizzato con un drone, che ha "fotografato" per l’ultima volta il deposito di carburanti Eni a Calenzano dove il 9 dicembre scorso è avvenuta l’esplosione che ha ucciso cinque persone (gli autisti di autocisterna Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso e Davide Baronti, gli operai Franco Cirelli e Gerardo Pepe) e ne ha ferite altre 28, di cui due ancora in gravissime condizioni. Con ieri si è chiusa la fase delle verifiche all’interno del deposito, rimasto nelle stesse condizioni che si trovarono di fronte i soccorritori il 9 dicembre subito dopo lo scoppio. La procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli e competente per il territorio di Calenzano, ha concluso la fase degli accertamenti sul luogo del disastro. Ieri era in programma il sopralluogo finale ma, in mattinata, lo stesso procuratore, insieme ai consulenti tecnici (esplosivisti ed esperti in chimica) a cui è stato affidato il compito di redigere la perizia, hanno deciso che non era più necessario avvalendosi delle immagini girate dall’alto dal drone. Si chiude così una fase delicata che oltre agli svariati sopralluoghi ha visto l’acquisizione di carte, documenti, hard disk e supporti informatici, sequestri e perquisizioni. Una volta fotografata "la scena del crimine", adesso sarà possibile mettere in sicurezza il luogo. I vigili del fuoco hanno assicurato fino a ora un controllo costante, 24 ore su 24, delll’area ritenuta ad altro rischio. Il deposito resta sotto sequestro ma i tecnici saranno autorizzati a entrare per le eseguire le operazioni di messa in sicurezza dell’area, tenendo conto che si trova nel mezzo a una zona densamente abitata e piena di fabbriche e aziende.
Intanto ieri in procura si è tenuto un incontro fra il procuratore e tutti i consulenti. Resta fissata la data del 16 febbraio per la consegna della perizia nella quale si dovrà indicare le cause del disastro. Contestualmente la procura mira a "individuare eventuali posizioni di garanzia e responsabilità".
Quello che è certo fino a ora è che gli operai della Sergen di Grumento Nova stavano effettuando alcuni lavori di manutenzione su una linea dismessa di carburante. I due operai si trovavano su un carrello elevatore (come si vede in un video acquisito dalla procura che ha ripreso la scena) quando hanno svitato alcuni bulloni di sicurezza. Dal tubo, che si presumeva essere vuoto, è uscita una grande quantità di carburante. Subito dopo c’è stata la prima esplosione. In quel momento c’erano quattro o cinque autotrasportatori in fila per il rifornimento. La procura ha chiarito che i lavori di manutenzione non potevano essere eseguiti in contemporanea con i rifornimenti. Cosa che quel 9 dicembre non è accaduta. La procura ha dato la caccia a un documento che avrebbe dovuto riportare gli esiti di un sopralluogo avvenuto pochi giorni prima del disastro fra un project manager esterno di Eni e i tecnici della Sergen nel quale era stata appurata la fattibilità dei lavori. E’ stato scoperto che quel documento non è mai stato stilato. Il project manager e il responsabile del deposito di Calenzano sono stati perquisiti personalmente .
Laura Natoli