Pallanti
Il dittatore russo Putin ha detto che Mosca è pronta a trattare con Kiev la pace definitiva, ponendo fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Il tavolo della trattativa si dovrebbe aprire in Slovacchia, piccola nazione definita da Putin neutrale, nonostante faccia parte dell’Unione europea. I diversi uffici stampa del dittatore russo si sono affrettati a proclamare la vittoria dell’Armata rossa (l’armata si chiama ancora rossa, nonostante la caduta del comunismo nel 1991) sull’esercito di Kiev. E’ difficile comprendere come alcuni giornalisti e studiosi di geopolitica italiani, che si sono sempre dichiarati sostenitori del dittatore, non stiano nei loro panni dalla contentezza per questa vittoria. Ma si tratta davvero di una vittoria?
La Russia è stata cacciata dalla Siria e ha perso la sua influenza nel Mediterraneo del sud. In Ucraina Putin è stato costretto a chiamare reparti dell’esercito nord coreano, la potenza comunista più povera economicamente e più forte militarmente dell’Asia, per dare man forte agli spompati soldati russi, morti a centinaia di migliaia sul fronte ucraino. E questa sarebbe la vittoria di Putin, come proclamano senza vergogna alcuni giornalisti e studiosi di arti militari, italiani?
Questa drammatica storia durata più di mille giorni ha visto il popolo ucraino difendersi come un leone contro l’Armata rossa e i suoi alleati. Putin voleva rovesciare il governo ucraino. Non c’è riuscito. E ora propone non il congelamento della guerra, ma una pace definitiva. Altro che vittoria. Rimane il grave fatto che in spregio del diritto internazionale, la Russia si è conquistata la Crimea e un pezzo del territorio ucraino. Quindi un disegno, forse, vinto da Putin a metà; perdono invece credibilità coloro che in Italia inneggiano al dittatore russo, che ammazza tutti i suoi oppositori interni e si muove con i suoi eserciti contro le nazioni vicine ai confini. Per ora in Ucraina gli è andata quasi male, grazie all’America di Biden, alla Gran Bretagna e all’Unione europea.