di Stefano Brogioni
FIRENZE
La loro love story è finita in copertina e il loro divorzio, invece, continua ad impegnare i tribunali. Nel lungo contenzioso legale tra l’imprenditore Ferruccio Ferragamo e l’ex moglie Ilaria Giusti, caratterizzato da un ping pong di sentenze, stavolta la spunta lei.
La donna, difesa dagli avvocati Umberto Schiavotti e Iacopo Tozzi, è stata prosciolta dal gup Antonella Zatini dall’accusa di essersi appropriata del lussuoso mobilio e di alcune opere d’arte presenti nella residenza sul lungarno Vespucci, casa coniugale della coppia.
Da qui, secondo l’accusa sostenuta dalla procura, sollecitata da una denuncia presentata dall’imprenditore di fama mondiale, dove la Giusti aveva vissuto all’avvio del contenzioso per la separazione, sarebbero spariti beni di ingente valore che impreziosivano la super residenza.
La casa, di proprietà di Ferragamo, era stata infatti originariamente assegnata a madre e figlio. Nel settembre del 2018, giunse la sentenza di separazione che riassegnò a Ferragamo la residenza. Nel marzo successiva, durante il trasloco (l’imprenditore rientrò in possesso del bene nel luglio successivo), mobili, soprammobili, suppellettili e opere d’arte sarebbero stati portati via dalla Giusti.
Da qui la querela di Ferragamo (ottobre 2019) e l’avvio dell’azione penale.
Ma il processo, di fatto, non è mai iniziato perché il gup Zatini, "ritenendo di poter formualare una ragionevole previsione di condanna della nostra assistita ha emesso sentenza di non luogo a procedere", commenta l’avvocato Umberto Schiavotti, che con il collega Iacopo Tozzi ha difeso la Giusti.
I difensori hanno replicato alla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero, rimarcando la mancata prova della titolarità a Ferragamo dei beni oggetto di contenzioso. E in assenza di questa certezza, secondo i principi civilistici, essi sono da ritenersi in comunione. "Grande sollievo è stato espresso per tale epilogo dalla mia assistita - aggiunge l’avvocato Schiavotti - provata in questi anni da un’accusa tanto umiliante quanto infondata e, quindi, foriera per lei di grandi amarezze. Ma il tempo è stato galantuomo".
La tesi difensiva ha collegato anche la querela per appropriazione indebita al lungo braccio di ferro che ha accompagnato la separazione e il conseguente divorzio della coppia.
Una battaglia legale finita anch’essa in prima pagina, considerata la notorietà planetaria del patron di una delle case di moda più famose al mondo. Il tribunale ha stabilito un assegno “monstre“ di un milione di euro all’anno per il mantenimento della ex e del figlio nato dall’unione.
Ma dopo una pronuncia della Cassazione favorevole a Ferragamo, la causa è di nuovo dinanzi ai giudici della corte d’appello civile di Firenze. Dovranno valutare le condotte della donna per un eventuale addebito nella fine della liason.